Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.(CIT) Eleanoor Roosvelt...

...E i miei sono fottutamente belli (CIT) Paolo Scotti

venerdì 9 dicembre 2016

ULTRABERICUS WINTER, 33 E SENTIRLI TUTTI.


Grazie Sara

C’era già un Ultrabericus, ma siccome di gente in piazza dei Signori non ce ne stava più, è nato l' “Ultrabericus Winter” la versione “Christmas Time” della corsa originale, non c’era la neve (purtroppo) ma anche  per fortuna, perché se anche ieri nonostante i 750m totali di fango c’è stata gente che  ha avuto da lamentarsi, con la neve, si sarebbero raccolti i cadaveri. 
Ad organizzarla sono sempre loro, i padroni incontrastati dei Berici, l’ Ultrabericus Team… tradotto: “Solo gare da Sold Out” punto.

Oggi si va a cannone,

Oggi, strategia zero,  paraocchi come i mussi (muli) e pedalare,

Oggi o la va o me spacco.

Ai ristori si va via dritto (pensavo) , un litro d’acqua, 3 Hydrogel Powerbar e una manciata di uvetta…  ma vuoi non assaggiare i fichi secchi, le noci, i limoni le arance le crostate, il grana, lo speck? Lo speck, lo speck, oddio non c’è lo speck, nooooooo disse Rigodanza all’arrivo.

Modalità Panorama disabilitata, Elvin (Pronunciando la "E" a bocca spalancata) oggi non si distrarrà dalle futili cose come i panorami dei berici e i fondoschiena delle atlete, Delvin (Si per la lista iscritti UISP mi chiamavo davvero così) oggi correrà a muso duro e “bareta Fracà” come diceva mio nonno.

Tonnellate di stress lavorativo da spiattellare sotto le scarpe (leggasi, rotture di coglioni,), obiettivo, 6’/km di media finale, tutto il resto, non esiste.

Sbang, km1: Il gruppone esce dalla piazza, cerco di prendermi un pò avanti perché questo sarà il tratto più fang rock di oggi, con Tommy partiamo fortissimo, tanto da permetterci di correre per  500m buoni a fianco di Rigodanza (il padre però).

Km2: l’Ultrabericus Team  fa selezione come all’entrata in discoteca. Se non sai correre DENTRO al fango, non sei degno dei Berici, la corsa percorre un tratto composto da un fango misto sterrato, disseminato di pozzanghere, a tratti siamo nel “Paludoso”, c’è chi si lamenta, io me la rido e vado a manetta.

Km3: destra, sinistra tra i campi, raggiungo Emanuele “La Mummia” Frisoni, è bardato come se fossero -10°, Salmoneggio tra la folla. Tlin 4:11


Km4:Donna Fluo Picachu Style all’orizzonte, è Mary, la vedo bella in pompa, Ipod nelle orecchie, saluti reciproci e via andare.

Km5:Pianezze, salitella su asfalto, segnalo ragazza con maglia verde e culo spaziale, potrei starle dietro per ore ma da contratto oggi ne ho solo 3, sho sho, andare!

Km6: Salitella e discesetta, fino all’attacco della prima vera salita, Tlin 6km in 29:54…. 6 minuti di vantaggio sulla media ambita, clap clap clap clap, applausi.

Km7:Si sale davvero, "tra gli scogli e le pietruzze a 3:02 al km" direbbe Giova… io, scarso, lo percorro in più di 8 minuti!

Km8: Passo Achille, Kila e il Lek vestito,  gente che solitamente quando arrivo io al traguardo è già alla terza birra, sarebbe già abbastanza per capire che sono ad un andatura da suicidio ma non lo capisco, guardo il suunto e al posto della FC media mi appare un crocefisso #MaNonLoCapisco.

Km9: Villa Balzana, verso il sentiero di Tarzan, dovevate vederlo prima che gli “Indefessi”  lo tirassero a lucido… ci mancava davvero di incontrare solo tarzan e cita da quanto era inestricabile.

Km10: Tutta discesa, ingurgito un gel, si vola!

Km11: Ristoro di Villa Balzana, gazebo, alpini, barbecue e polenta sulla griglia, sono arrivato troppo presto, “La xe ancora indrio” diria me nonna, quelli del Circolo Fotografico Leoniceno hanno paparazzi ovunque!!!


Girando la Poenta foto di Matteo Cristofanelli

Km12:Con Diego Ironman Mottin giochiamo a “Darsea e Torsea”, ha un paio di A2 liscissime, in discesa scende che par sul ghiaccio e lo passo facile, in salita esce l’ironman che è in lui e mi passa di brutto brutto brutto, sarà così per 5 km.

Km 13: Sorpasso quello di sempre ma che è un altro, quello che trovo ad ogni gara, il solito che mi fa “Ma tu sei Alvin vero?  Io:“Certo” Lui: “Mi citi nel blog vero?” Io: “Certo,non mi dirai come ti chiami vero?”  Lui: “No no tranquillo”.
Arriva il breve tratto di fango in cui l’organizzazione ha fissato un paio di corde per rendere meno pericoloso l’avanzare, Bisa ci omaggia con un “Tenti che qua ghe xe slimego” slang Arcugnanese per definire il fango scivoloso.

Km14: Autostrada in discesa con  vista lago sulla destra, mi piace, mi salta in mente la “dolomiti di Brenta Ultratrail” e cado in un profondo stato di depressione.

Km15: Ristoro, penso di essere il primo a fermarsi, son come un bambino davanti allo scaffale delle macchinette in cartoleria, non so quale prendere, riempio la borraccia,  Kela e Bisa degli Skirunner Le Vigne,  nonostante il cartello che presegnala la presenza di un autovelox passano ai 70 all’ora, Alessio Ironman Mottin  farà almeno i 93, una manciata di uvetta e riparto, proprio quando sopraggiunge Achille con un andatura più umanoide…. Adesso capisco perché mi danno sempre un ora all’arrivo, il trucco è non fermarsi mai ai ristori… no no, non ci siamo ragazzi!!!


  Km 16, l’ultrabericus winter inizia qui, un salitone parte dalla riva del lago, Achille è proprio in gita svogliata, vivacchia tranquillo poco dietro di me, Kela è avantissimo, e Bisa bacchetta veloce con i bastoni  con due pom pom fogliosi sui puntali delle racchette.
 Ritrovo Matteo, Foto:

"Cazzo avrò da ridere poi???"

Km17, Anche Lapio è alle spalle, Ulivi e saliscendi, con Bisa è un continuo tira e molla.

Km18 e 19 si scende veloce in valle dei Mulini, mi piace, chiacchiero con Bisa, Kela è all’orizzonte, ci aspetta.

A-A bbronzatissimo

Km20 e 21 da "Villa di Fimon" parte quella che sembrerebbe l’ultima grossa salita, provo a far parlare Bisa per sfiatarlo ma più si avvicina ad Arcugnano e più prende vigore, pianino ma si corre.

Km 23, si scollina, 23km in 2 ore e 23, finezza, ci tenevo a dirvelo, so che ci tenevate a saperlo e se dite di no, siete dei falsi.

Km24-26 Continuo a tentar di far chiacchierare Bisa, ma niente da fare, più parla e più ne ha, caccia fuori anche il cellulare e ci facciamo 16 foto, l’unica in cui io ho una faccia “quasi normale” è questa:


Sulla sinistra la freschezza atletica, sulla destra l’assenza celebrale.

Il Km25: è corrisposto con l’assenza celebrale, motivo per il quale non è stato citato.

Km27: Lunghissima discesa, ad averne si potrebbe andare a 4, monta la stanchezza, mi si smontano le gambe, il poco allenamento inizia a farsi sentire, incontro Marco  Durones che mi piglia per il culo da lontano chiamandomi Elvin EEEElvin, Grazie UISP, Grazie Marco, è sempre bello trovare amici che ti coglionano in corsa!

Foto di Marco Masiero

Km28  “E Toccarono il verde prato”, piattissimo, durissimo, ultimo gel, qualcuno mi spari, tento di nascondere anche le orecchie sotto il buff per fendere meglio l’aria ma niente, ho freddo alle braccia, fate largo, sta arrivando l’unico genio in canotta di oggi.

Km29, Salita, contromano in discesa scende Filippo Canetta, spero che vedendomi così svestito al freeeeddddooo e al geeeelooo, oooh bambino, mio divino… no scusate, dicevamo, spero che vedendomi così all’addiaccio sia preso da un briciolo di solidarietà podistica e mi omaggi di un natalizio dono sottoforma di una delle sue bellissime maglie wild Tee ma niente, mi dice, “dai che è l’ultima, dai che è l’ultima”, tra me e me spero solo non corrisponda anche con l’ultima della mia vita, sarei discretamente giovane ancora e so che vi mancherei un sacco.

Km30, 0 D+ e 0 D- con una salita e una discesa in mezzo, ma come caz? mi trascino a 5:55/km, al 31esimo km si spiega tutta la spinta atletica e l’entusiasmo di Bisa, ha mezzo albero genialogico che lo attende sotto casa, urla da stadio Vaiiiiii Marcoooooo!!!

 Arcugnano, "Curva Bisa"

Km 31, Bisa passa me e Kela a 3 al km… ah il doping di trovare i propri figli sul percorso… decidiamo per l’arrivo in compagnia. (Ringrazio nell'ordine, Dio Bisa e Kela )

Km 32, Bisa corre ad occhi chiusi, conosce ogni filo d’erba e tutti i tombini nell’ ultimo tratto di asfalto, kela ci racconta dei suoi crampi, io non capisco come possano ancora muoversi le mie gambe, al posto di sangue pare mi scorra yogurt nelle vene.

Km 33,  E’ fatta, tagliamo il traguardo braccia al cielo, neanche un minuto e arrivano Achille, Moreno e Matteo, il tempo di rovinare la foto di gruppo a quelli degli Skyrunner Le Vigne….

Dino, Achille, Kila, Bisa, Elvin

Notare la perfetta scala dal più forte al più scarso da sinistra a destra.

Dopo 15 minuti ad informare tutti che ho malissimo alle gambe (li vedevo molto interessati), spengo il suunto e mi levo dalle palle…. (Mi scuso se non ho detto a tutti tutti, quanto avessi male alle gambe ma tutti tutti, non li conoscevo proprio). 6:04 al km di media, mezza sega, guardo Rigodanza e Mastrotto, sono qui da talmente tanto tempo che Francesco è alla sesta birra e Roberto si è aperto anche la bottiglia del premio finisher, trovo i compagni Cobras Alessio e Michele, quest’ultimo per coglionarmi ancora di più mi fa presente che ha sbagliato ad un incrocio e pur facendo 4 km in più,mi ha dato ben 18 minuti… ma sto cazzo di Fagnonibus, chi l’ha proposto tra i Cobras??? Ancora mi fischiano le orecchie.

Si prosegue con il terzo tempo in palestra, il gruppo misto formato da Summano Cobras, Skyrunner Le Vigne e Gruppo Sportivo AIM è tantissima roba… 

Elvin Tingiti la Barba!!!!

Arrivano le premiazioni, io e Christian, umili, andiamo via prima, l’anno prossimo cara UISP, organizzate almeno una marronata in piazza ad Arcugnano per tirar su un po’ di gente in zona arrivo... e le docce, per cortesia, regolate quell’acqua in uscita dai boiler, ho sentito gente urlare in doccia per la granita che usciva dai soffioni.

domenica 18 settembre 2016

DOLOMITI EXTREME TRAIL 2016 "DECESSUS DOCET"

... fino al decessus...

Tre mesi per imparare a scrivere un titolo in latino e per metabolizzare un ritiro possono bastare? Io dico di si.

Dolomiti Extreme Trail 2016, 103 km (che poi erano 107) con 7150D+. Una scampagnata.

La immaginavo dura ma non più dura della mia testa e della voglia di terminarla, almeno, fino alla vigilia.

Questo racconto è tutta colpa di Ileana, oramai il DXT 2016 era quasi digerito del tutto, ma venne il Dolomiti di Brenta Trail e…

25 esimo km, accendo la Gopro, ipnotizzato da oltre un km dal logo (o il culo?) della ragazza che zampetta dinnanzi a me, perché diciamocelo, voi correte davvero le ultratrail per guardare le montagne? Ma per favore!!! Mi accorgo che ha un bellissimo paio di pantaloncini kalenji, (allora vedete che guardavo il logo?)  “Tommy, ti procuro io una gigantografia da appendere in negozio” sussurro al mio compagno di avventura, fu così, che tra le varie foto venute male, ne feci una quasi meritevole e poi vabbè… associ il pettorale ad un nome, la cerchi sui social (si, confesso è roba da maniaci), gliela invii, vede che hai un blog in cui scrivi cazzate, ti ringrazia e ti messaggia la fatidica domanda: “Ma eri al Dxt anche tu quest’anno?” Risposta mia: “Si cazzo, primo ritiro della storia” E mi parte l’embolo.


Zoldo, Venerdì 10 Agosto 2016.

Lavoro fino alle 13, vado a casa, mangio, parto,e in due ore e 15 sono a Zoldo, ritiro il pettorale, preparo lo zaino, foto con uno dei TANTISSIMI fan scarsi di passaggio:

SCUSA MARCO OLMO, STAVO SCHERZANDO

Non riesco a dormire, vado a cena con Adriano ed Enrico. Provo a distendermi 20 minuti in macchina ma nulla, #AGITESCION. 



Abbraccio Larry in Start line e conosco Michele, 330 frontali si accendono, 3-2-1, si va.


La partenza è di quelle che adoro, 2 km e mezzo di discesa su asfalto, l’ideale per andare in temperatura con zero impegno fisico, galleria, svolta a destra, ponte, single track, salita fotonica, bosco, radici, sassi come saponette, umidità tropicale. Benvenuti al Dolomiti Extreme Trail.

Si sale facendo una mezzaluna attorno ad un monte invisibile, fluttuo in un nero interrotto solo dai fasci luminosi delle frontali bianche  e dagli illuminatori rossi che ciondolano dagli zaini, le nubi si addormentano poggiate sulle cime, ovattando  tutto ciò che supera quota 1900m, non c’è luna, non ci sono stelle, il buio più buio che c’è, silenzio, rumore di passi,  fiatone e salita vera, “Antò fa caldo” diceva una pubblicità anni fa, passo un  AlbertoZan che par dis-orientato ma in realtà è dis-idratato. Arriviamo fino ai 1940m di forcella piccola,  ah che fresco, finalmente, scendiamo veloci fino al Rifugio Sommariva al Pramper,(15°km)  super, mega, iper tavolata con qualsiasi cosa sopra… mi fiondo ignorante sul pane e nutella… una fetta, due fette, tre fette, quattro fette, cinque fette… non mangerò più nulla da qui allo Staulanza.

Riparto, l’altimetria del percorso dice che tra 500m sarà discesa, lo sarà, ma sarà discesa cattiva, 30 minuti per fare 4km con 300m d- in un sottobosco di radici coperto di foglie (bagnate), io, usando la tattica Lut 2015 ho fottutamente sbagliato scarpe, una mina, due mine tre mine, sta roba è incorribile e mi fa uscire di testa, inizio a pensare di aver problemi di labirintite, non sto in piedi, poi, dalle parti di Malga Pramper, 4km su di una stradina sterrata mi illudono di riprendermi un po’, ma po’, molto po-co.

Ricadiamo nel bosco afoso e inizia un lungo tratto molto caratteristico, si, caratteristico, perché se si chiama Dolomiti Extreme, lo capisci proprio adesso, salite e discese brevissime con dei corti tratti attrezzati, destra su, sinistra giù, corda qua, cordino di là, è davvero un peccato che sia buio pesto ma forse per chi soffre di vertigini è pure meglio così…

Mi viene spesso da ridere ascoltando i porcazzi che scaglia al cielo il toscano che mi precede, deve avere un Dio Egiziano da come li nomina…

E’ la peggior notte podistica della mia vita, o almeno me lo auguro, gli ultimi 10km li ho corsi in due ore e passa, il cielo è nuvoloso e pare non albeggiare mai, Passo Duran devono averlo spostato nella valle al di là, per Dio, non arriva più, è al 30°km a 6 ore e 16 minuti dalla mia partenza , robe da matti, non sono stanco, ma sudo pessimismo, poi, finalmente, il cielo rischiara e ho l’illuminazione: “mi ritiro al Duran…” 

Al ristoro, siamo in pochi, zero appetito, brutto, bruttissimo segno, guardo una navetta terribilmente vuota, non c’ho fame, bevo e basta, penso di essere ancora sazio dal pane e nutella di 3 ore prima, mi dicono che siamo passati solo in 80 con il cancello che chiude tra 2 ore… ma dov’è finita la gente? MISTERI, roba da Vojager. No scherzavo, non mi ritiro.

Al 32esimo km inizia la salita al Bivacco Grisetti, salita, non è l’aggettivo esatto, è un vertical di 1700m e 450d+ tra i mughi e le nuvole basse, vado talmente piano che mi si chiuduno gli occhi, vorrei salire a gatto miao ma potrei addormentarmi in quella posizione, sonno, tanto sonno, arrivo al Bivacco con qualche nube che pare dissolversi, per la prima volta lo sguardo può spaziare un po’, un po’ è cmq esagerato, le nuvole coprono il cielo “Sono tra le dolomiti e non si vede quasi un cacchio” #tristevolezza, se ci aggiungiamo stanchezza e sonno, si capisce perché, con sguardo disperso, chiesi ai due volontari del bivacco “Eilah, si può fare una dormitina in Bivacco?” si guardano e mi guardano, uno mi fa “ma son le 7:30, vuoi dormire adesso?” “Giuro, so drio rabaltarme dal sonno” gli rispondo…. Clappete clappete, clappete clappete, da dietro arriva un runner, (mai visto prima) i volontari  si guardano, mi guardano, il runner guarda tutti, i volontari mi dicono “certo, vai pure”, mezzo cervello  cade tra le braccia di Morfeo all’istante, come una trota che dorme in corrente in un torrente, ma arriva il runner che come un bimbo minkia, vede la trota, prende il sasso più grosso che c’è e lo lancia in acqua. Il suo sasso è un  “Noooo” che mi coglie alle spalle,  “Non puoi fermarti a dormire, vieni via con me, dai, è discesa e ci divertiremo un sacco, vedrai che ti passa il sonno” sono sul rincoglionito andante, annuisco, sono caratterialmente MOLLO, alla mercè degli eventi.

Partiamo, ci raccontiamo della notte passata, mi dice che si è divertito un sacco, mi sento incompreso, taccio, mi limito a seguirlo, forse si droga.

 6e40, la sveglia sul cellulare del bimbo minkia inizia a suonare, ha la stessa suoneria della mia radiosveglia, armeggia per spegnerla…  suona talmente tanto che ad un certo punto mi sto quasi per auto convincere di essere davvero nel mio letto, potrei aprire gli occhi, alzarmi ed andare a lavorare… e invece no, più li apro e più vedo foschia, discesa maledetta e radici bastarde che zigzagano sotto i miei piedi, ah, come cambiano le cose a seconda delle situazioni. 400 d- in 1500m con questo fondo, sono davvero un brutto sogno.

36 esimo km, arriviamo a Malga Grava, nel frattempo, dopo l’ennesimo scivolone mi passano in 3 oltre il bimbo minkia, incedo ad intermittenza, 2km di voglia e 4 di agonia, non penso a quanti km mancano, provo a mangiare un paio di fette biscottate con la marmellata ma niente, non vanno giù, bevo the e riparto con Enrico, l’amico di Adriano, vecchia conoscenza del Summano Gimmy Five, lui sta da Dio, infilo “2km di voglia” e gli sto dietro ma rimango fedele all’interval trail di prima e così, nei successivi 4km che ci devieranno dal “Sentiero Tivan” fino allo scollinamento ai piedi del Civetta, lo perderò di vista, per sempre.

Si scende, ultimo tratto sulla pista da sci fino all’abitato di Pecol, 42 esimo km, ai tempi d’oro sul piano impiegavo massimo 3 ore e 3 minuti per correrli… da ieri sera ne son passate 8e40, (#Maccheccazzomivieneinmenteincertimomenti?) 

Sono sfattissimo, a parte i tre volontari, non c’è un cane,  mi distendo sulla panca del ristoro, provo a mangiucchiare qualcosa ma non va giù niente, guardo il ragazzino 18enne che mi guarda come dire “Poveretto non stai troppo bene, ma chi te lo fa fare?” e gli dico… e ieri sera? discoteca? Annuisce, gli dico ridendo “ha ha ha, averlo saputo,ci venivo anch’io” la gentilissima sciura addetta al ristoro mi sorride, gli dico,  basta, allo Staulanza “e gli faccio il gesto dello sgozzato” si fa seria e mi dice, dallo Staulanza si fa più buona, guardo l’altimetria “Oh Jesus” e mi vien da vomitare.



Da lontano scorgo Larry, lo saluto, “ci vediamo in salita” gli grido, si sale, tengo un andatura nemmeno malvagia, a metà dell’erta mi passa (a velocità doppia) risaltiamo sulla pista da sci sotto “Pian dei Sec” mi passa il primo della 53km… pare avanzare sullo skate di ritorno al futuro, io penso solo allo “Staulanza”, sarà il mio arrivo e nulla potrà farmi avanzare oltre lo “Staulanza” , così è deciso, l’udienza è tolta.

La modifica al percorso per evitare il  Tivan innevato mi ha probabilmente salvato la vita ma ha incasinato i km, siamo sbagliati di 2, così quando dopo 47 km scollino ai 1900m di Col dei Baldi scopro di avere anche problemi di matematica, 47 + 2  fa 49, ma se era al 52esimo lo staulanza ne mancan 3 ma laggiù non c’è! È troppo un casino, il sole fa capolino dalle nubi, a tratti è un afa opprimente, lungo il percorso, coppie di anziani a passeggio probabilmente paracadutati dall’organizzazione applaudono il nostro passaggio, l’elicottero del DXT sorvola a bassa quota il tracciato, tutto si fa corribile ah… la meteopatia, caspita ma sai che quasi quasi, non mi fermo allo Staulanza???



Scendiamo e risaliamo, scendiamo e risaliamo, mi passano il secondo e il terzo della 53, il primo ha un vantaggio incredibile, 52esimo km, siamo accanto all’anticima sud del Monte Crot, laggiù in fondo c’è davvero Passo Staulanza, guardo bene l’altimetria, e il profilo della salita del 70esimo pone fine ai miei sogni di avanzata, parte la discesa, la corro tutta, sorpasso un bel po’ di gente, i turisti a passeggio ti incitano e ti danno una carica incredibile, facendomi appannare gli occhi dall’emozione, sapendo che oggi, questa, sarà la mia ultima discesa…



1780m, finisce la discesa e finisco io, tendone, speaker, ristoro, 11 ore e 50 minuti, 2 ore e 10 sulla chiusura del cancello, ci sarebbe tutto il tempo di provare a ragionare e pensare a cosa fare, mi siedo con Larry, 6 piatti di minestra scendono come l’acqua, non mangiavo seriamente dal 14°km, Larry è fresco che pare appena partito, gli dico che abbandono, che non è stata nottata e che non sarà giornata, voglio riconsegnare subito il chip ma gentilmente i volontari mi dicono “no dai aspetta, magari ti torna la voglia”, vado a cambiarmi, rimango li a bighellonare tra la consegna sacche e il ristoro, poi decido, ciao DXT.

Ad un’ora dalla chiusura sono passati 95 concorrenti… mi chiedo se i cancelli li abbiano calcolati sul passo di chi?lian, Jornet Burgada o di chi… com’è possibile che a metà gara, la metà dei concorrenti rimanga fuori tempo massimo al cancello?

Bah, salgo sul pulmino con altri 4, un km e dormiamo tutti, sfiniti, come i bambini dopo una giornata sul bob in montagna.

Allungheranno il cancello di un’ora, passeranno in 140 e finiranno solamente in 129. EROI…

Il DXT non è uno scherzo, i primi 40km sono di una durezza e crudezza incredibile, 56km e 4200 D+ con discese a tratti davvero incorribili, corde, tratti attrezzati,radici e foglie sono state davvero una mazzata… correre sempre contratto in discesa per paura di scivolare per aver sbagliato scarpe poi è stata la cosa peggiore.

A 4 ore dal ritiro con AlbertoZan al pasta party però, abbiamo già deciso, nel 2017 si torna e si fa giustizia, non esiste lasciare le cose  metà, il DXT lungo è roba che se lo finisci lo puoi raccontare orgoglione agli amici ed ogni volta che lo racconti, ci puoi aggiunger dislivello, km e tratti attrezzati… tanto, in pochi sapranno mai di cosa stai parlando.

Pensieri in libertà:
Il primo ritiro non si scorda mai… che novità no?
La gara è figlia dell’allenamento… ah però… continua continua…
L’alimentazione in gara è importantissima…. Ma dai?
Non uscite nelle ore più calde… (ok questa non è mia ma di Studio Aperto)
Di notte è anche bello dormire... ma anche al Grisetti, avrebbe avuto il suo perchè.
Le gare definite Extreme… a volte lo sono davvero.
Nulla è più forte di una persona motivita ed io allo Staulanza, non lo ero affatto.

Ed infine, grazie ad Ileana che mi ha ridato il là per mettere agli atti e sistemare i pensieri rimasti di questa ennesima avventura che rischiava di perdersi ingiustamente nel tempo… e poi si sa, dagli errori, si impara molto di più che dai successi.

#DXT2017
#OBIETTIVOFINISHER

#NONSIMOLLAUNCAZZO

martedì 13 settembre 2016

Dolomiti di Brenta Trail, 64 meno 3Km di pazzie DOLO-Mitiche.





5:45, Briefing prepartenza,  guardo in cielo, c’è una stellata da paura, preludio di una giornata super, il direttore di corsa secondo me, se non parla di meteo, non può di certo dire cose importanti in una gara di ultratrail, lo ascolto solo con “la coda dell’occhio” perché la coda dell’orecchio non l’ho mai sentito come modo di dire… ricordo giusto qualche flash del tipo: “Abbiamo attrezzato il ghiaione che sale a Bocca di Brenta per evitare il tratto attrezzato”  “E’ stato spostato il bivio di 100m rispetto a dove si trovava lo scorso anno, al bivio si gira a destra e bla bla bla…” e chi c’era l’anno scorso? Io ho visto solo il video di presentazione, seguo la massa, mica sarò solo ai bivi, ma dai su, fischia che partiamo!!!!


5:59 Così, senza un countdown, una musica di sottofondo, quando meno te lo aspetti, si parte.

Cobras in tour composti da: me,  Ale a caccia di punti UTMB, Emme che corre forte solo in Val di Fieno,( in discesa), Tommy, el bocia, in miglioramento perenne e Matteo che come dice Sara, a 13 mesi dalla sua prima 10km a causa delle sue nuove brutte amicizie, si è ritrovato iscritto a questi bellissimi e disintegranti 64km.

Per quanto mi riguarda, dalla TDH  in avanti, a parte aver sistemato un paio di segmenti Strava ai quali tenevo particolarmente, il registro delle attività “Trail Running” dice che non ho più fatto una beata mazza… Un po’ le ferie, un po’ il fisiologico recupero della caviglia, un po’ un improvvisa infiammazione al tendine d’achille, un po’ perché non avevo tempo, un po’ perché non posso millantare scuse incredibili del calibro di: “Io non ci volevo venire, è colpa di mia moglie, mi ha iscritto lei” alla fine, mi ritrovo qua, assieme ad altri 299 pronti a scendere in battaglia come i più famosi  300, di Sparta ma puntando a finirla meglio.

Primi km di trasferimento verso Andalo, temperatura splendida, si attraversa il centro e si inizia a salire, dopo la schifosissima colazione fatta di due barrette al gusto (e solo quello) di banana e una sciacquata di bocca con la brodaglia descritta come “caffè” del pacco gara, al ristoro dell’ottavo  km , mi sparo subito un gel, oramai il cielo è di un azzurro accecante,intorno ai 1700m il sentiero svolta a destra, sbuca dal bosco e imbocca sinuoso la “Val dei Cavai” spruzzandoci in faccia le fantasmagoriche pareti rocciose che ci accompagneranno per i successivi 50 km.

Il gruppo cobras si ricompatta ai 2329m di “Sella del Montoz”, primi  13,5km e 1500 D+ andati, sono già in stato confusionale, non capisco come possa essere così  vicino a Graziano che di solito mi da un ora al traguardo( ma poi lo capisco, ha la bronchite e va come una macchina che va a due pistoni invece che a 4) alle mie spalle non c’è più Christian che vedevo pimpante fino a pochi km prima ma soprattutto non riesco a capacitarmi di come Emme sia riuscito nell’ordine a comprare e ad indossare quell’orrendo costume da bagno con Hot-dog e hamburger serigrafati.


Si ridiscende tra i boschi e i veloci sentieri sopra la “Val di Non” fino al 18° km dove arriva un minivertical tra i mughi di un centinaio di metri giusto giusto per imbalsamarmi le gambe, ormai corro fisso con Tommy, avanza leggero con  talmente tanta facilità e spensieratezza che per almeno una dozzina di volte da qui al trentesimo km mette i piedi a caso tra sassi,radici e baratri solo per farmi esclamare ogni volta un “EEEEEEEcccolooooo” oppure un “Occccccccccciiiiiioooo” (#StiggiovaniSenzaRispetto)



Proseguiamo aggirando bassi tra i boschi la Loverdina, ammirando laggiù in basso la macchia blu del lago di Tovel che risalta nel fondovalle ricoperto di abeti.

Malga Termoncello, ristoro,fettazza di crostata, bicchiere di succo di mela e via, salutiamo gli altri Cobras e ripartiamo.


Intorno al 25 esimo km con l’aumentare della quota usciamo definitivamente dai bassi strati boscosi,




Siamo in una vallata immensa, verde e stupenda, Tommaso, dà i nomi alle montagne, “quella è la torta” “quello è il condominio” inciampando qua e la tra gli ultimi mughi… è talmente ammaliato dal panorama che si disfa del bradipo che l’ha inseguito finora (IO) e parte sparato all'insù fino al trentesimo km, dove la corta e la lunga (i due percorsi) si fondono insieme per scollinare ai 2442m del passò del Grostè al quale giungo spento nelle gambe, nella testa e nel GPS… fu proprio lì, mentre “angagnavo” ed inveivo contro il Suunto che vidi una silhouette familiare “Cazzo ma quella è  Kristel”esclamai!

In carica il Suunto, start e via, un centinaio di metri di discesa sulla pista da sci senza sci e la raggiungo, una breve chiacchierata mi risveglia dal rincoglionimento  e siamo giù in un lampo al Rifugio Graffer, dove saluto Kristel e mi lancio sul ristoro.

Zero sali, mannaggia, altra fetta di crostata… lì per lì, l’unica cosa che mi faccia un minimo di voglia, riempio le borracce, Tommy mi saluta, Kristel idem, arriva “La Fra” le dico, ci vediamo dopo, mi giro, vedo un gruppetto di persone tra le quali un bel fondoschiena e parto convinto, noncurante di nulla.

Si sale… ma, caspita, siamo appena scesi da quì, vuoi dirmi che ci fanno risalire ancora un pò per poi discendere come si vede nell’altimetria del percorso sul pettorale??? Mi volto, vedo in lontananza altri 3 che pare abbiano il pettorale rosso della lunga come il mio… “si dai, son giusto”penso, “vedrai che si scende adesso” dopo circa un km  il percorso effettivamente inizia a scendere ma poco convinto, tra sassoni e curve che  nascondono il proseguire del percorso, mi passano 4 o 5 della corta poi sento uno che da lontano mi fa “Eih ma… questo è il percorso della corta??? A me vien da ridere e gli rigiro la domanda: “Penso proprio di si, ma quindi non è quello della lunga?” Ma si si, lo è… ne ho passati 5-6 poco fa” mi dice.

Per me c’è qualcosa di strano, faccio altri 300m e decido di fermarmi finchè non vedo un altro pettorale rosso…10 secondi e fortuna vuoe che ne arriva 1 subito, gli chiedo “Siam giusti di qua?” mi guarda come se gli avessi chiesto se l’acqua calda è davvero calda e mi dice “certo, non vedi le balise?” bah… altri 500m di su e giù e appena aggiriamo il Torrione di Vallesinella si scorge un Rifugio, chiedo ad un turista proveniente dal senso opposto una domanda con una risposta scontatissima… “Scusi ma è il Tuckett quello?” mi dice “certo, dai che c’è il ristoro”


Lammmmmmmerdaaaaaa… si, è ufficiale, ho tagliato 3 fottuti km e almeno 400 d+.
Di fare retromarcia per 2 km e 200 d+ fino al Graffer  per tornare di nuovo qui dopo 5 km non se ne parla nemmeno… di gambe potrebbe essere fattibile, di testa è assolutamente impensabile, mi dirigo al Rifugio ripetendomi “No col cazzo che torno indietro” “No col cazzo che torno indietro”… arrivo al ristoro, 10 secondi e arriva Eros… uno che quando gli va male, su un kilometraggio del genere mi da minimo minimo un ora e mezza… lo vedo decisamente sorpreso di trovarmi lì… lui ha una faccia sconvolta, gli dico “Scusa ma tu, da dove caspita sei arrivato da lì? Indicandogli la mia provenienza, “No da là” indicandomi il baratro di una discesa infinita percorsa in senso inverso… e aggiunge “Guarda, na roba terribile” gli spiego lo sbaglio, mi vergogno come un ladro beccato con le mani in pappa e mi sale na paranoia infinita. Eros per tirarmi su il morale mi fa… “no beh, assa stare, non te poi tornare indrio desso sito matto? Go ancora le gambe che me trema” una secchiata di benzina sull’inferno della squalifica… Ma sì, cazzo mi frega ormai è l’anno delle corse cannate… proseguiamo nel disastro.
Da lì in poi è un lento peggiorare fisico e mentale, ho anche mal di pancia, da qui alla fine, 2 bicchieri di the caldo ad ogni ristoro e basta, vedere del cibo mi fa venire il voltastomaco, arrivo al Rifugio Brentei, mi aspetto un casello con la sbarra del Telepass per pagare il pedaggio, da quanto è figo sto posto… si apre una vallata di un altro pianeta, un lunghissimo traverso sulla sinistraci condurrà alla base del ghiaione della Bocca di Brenta… Eros si è preso con faciltà almeno 300m, oramai è un puntino lontano, incrocio una coppia di turisti, lui ha un bambino sulle spalle e mi fa “Ciao Alvin, bravo” io lo guardo e lo riconosco “Caspita, ciao Armando, come andiamo?” mi guarda strano e mi fa…” ma io non sono Armando” aggiungendo “ ho solo letto il nome sul pettorale” “oh scusa”, aggiungo io, (Figura de merda).
Fine della vallata, muro di ghiaia sulla sinistra, ferrata sulla destra e penso “Si dai, ci deve essere una galleria, mica potremmo salire da lì no?” e invece si.


I PUNTINI SONO ESSERI UMANI

Saranno i km, l’amarezza, la scarsezza ma sto giro di pista zigzagato sulla ghiaia mi disintegra del tutto… sorpasso solo i turisti , mi raggiungono e sorpassano Mary che immersa nel suo Ipod non viene nemmeno sfiorata dalle mie urla che ridestatano mezza valle, fino a quando il buon Michele non gli da una bastonata sulla schiena per  distrarla dal suo "tunz tunz tunz"  Michele mi dice, “cavolo, ma è un pakstall di ghiaia” mentre intorno a noi la gente sembra annaspare nella ghiaia col moonwalk di Michael Jackson…


2552m Bocca di Brenta… ma quanto è bello da quassù?


Breve discesa fino al Rifugio Pedrotti:



 49km alle spalle, il più è davvero fatto, ringrazio la forza di gravità per attirarmi a se con sittanto amore raggiungendo Mary e Michele all’inutile Rifugio Selvata, 900 d- andati, ne mancano altri 800… mi viene il vomito a pensarci… un paio di km e siamo giù al Rifugio Croz dell’Altissimo, la discesa che ti maciulla le gambe è finita, 4 km morbidi ci riportano in vista del lago e ci accompagnano fino a Pradel…. Quanto vorrei salire su quella funivia per risparmiarmi i prossimi 5 km, solo Dio lo sa… nel frattempo bordando un praticello all’inglese, rimembro ai miei compagni di avventura che ieri ero proprio lì, spaparazzato sullo sdraio all’ombra di quel pino a “copar l’ocetto”  Mary, Michele e Francesco sorridono, hanno un altro passo, loro corrono, io ci provo, a tratti ci riesco anche, termina un odiato breve tratto di discesa in cemento e ne inizia uno di peggio, più ripido, tra il bosco… troppo, decisamente troppo per la mia testa, le gambe resistono stoiche mentre me la cammino a sprazzi, mi raggiunge Walter, gli dico dello sbaglio e del taglione, mi saluta, vivo in un rallenty interiore dove tutti mi sorpassono a velocità 2x…

Stazione bassa della funivia, 100m e passo a fianco al mio Hotel, mi prometto di correre almeno fino all’inizio del Lungo lago, miracolo, ce la faccio, lungolago, STOP…. E che cazzo, avevo detto, lungolago, mica l’arrivo… mancheranno 800m? ne camminerò probabilmente 500 e solo perché era pieno di gente e mi vergognavo come un pirla a camminare proprio adesso… 200m all’arrivo, la mia inimitabile amica MINA in attesa del marito Mario mi accoglie con uno spettacolo dei suoi, 20m e trovo Ruben… son circa 2 ore e 20 che si sta riscaldando per fottermi in volata negli ultimi 200m, come sempre…. arriva anche Anita a rincarare la dose, mia moglie e Sara sulla Dx hanno il dito sul grilletto pronte a scattare, si corre, bimbi felici, sangue che torna ad affluire al cervello e un insalata di gioia mista ad amarezza.


Dieci ore e quindici minuti di gioia oculare,61km dice il Gps… ho tagliato proprio un brutto pezzo, un'altra ora, se ne sarebbe andata sicura, mi riconsegno al direttore di corsa spiegandogli della mia modifica al percorso… precipita dalle nuvole, dice al cronometrista di togliermi dalla classifica, mi chiede come possa essere successo, gli do la mia versione dei fatti… “gli dico che forse bastava una persona li, a smistare i rincoglioniti come me” fa spallucce, faccio spallucce.

Alla spicciolata arrivano “La Fra” quinta assoluta, dopo la squalifica della terza donna che come me, ha dormito al bivio, arriva Tommy ,felice come una pasqua 


ed Ale al quale tiro sassi e acqua pur di fargli tenere i piedi per terra nel suo volo verso il traguardo,


 arriva perfino Emme che dal rettilineo finale sfilandomi la birra di mano mi dice anche “Brutto baro, hai anche tagliato, vergognati!!!!”




e dopo un po’ arriva anche Teo…. 


Si, quello che 13 mesi fa aveva corso la sua prima 10km, su strada, quello che oggi per non farsi mancare niente, alla prima discesa, ha pensato bene di fare un tuffo a volo d’angelo tra le rocce, lo stesso che due giorni prima siccome doveva riposare e non poteva correre ha pensato bene di fare una serie di 1216 addominali che non faceva da 14 mesi con ovvi strascichi muscolari… Ebbene si ragazzi, loro se li sono proprio sciroppati tutti questi bellissimi 64km… se non sapete che gara fare l’anno prossimo… questa merita un weekend, è davvero da urlo.

Pensieri in libertà:
Mancano meno di 365 giorni al prossimo UTMB, gara dei sogni, da quel lontano 2007 in cui per sbaglio su youtube vidi il video di un certo Marco Olmo che a 59 anni in 21 ore e 31minuti, tra due ali di folla, partì ed arrivò da Chamonix girando attorno al Monte Bianco… 
Dopo 2 lotterie sfortunate, ho i punti e il diritto di entrata per l'edizione 2017… la certezza di poter essere in start line ma con la testa di oggi, non si arriverebbe nemmeno a metà, devo fare un piccolo rewind, capire cosa si è rotto e del perché davvero non riesco più a divertirmi come mi divertivo a correre fino a pochi mesi fa…
Ho sempre pensato e nessuno convinto che il motore di tutto è la passione e la motivazione, alla TDH di quest’anno sembrava fosse tornata l’una e anche l’altra dopo la disavventura del DXT…

Eh si, mancava solo la cappella dello sbaglio di oggi ed il nulla mentale per cercare di recuperarla infondo:

 “2 miseri km. tanto bastava fare per tornare indietro e mettere tutto a posto” mai e poi mai li avrei fatti…” li avevo percorsi già 16 volte fino a lì (33esimo km) e li ho percorsi altri 14 volte da lì alla fine(28 km)…

“Adda passà a nuttata”, dissi a qualcuno qualche giorno fa… speriamo passi anche la mia e in fretta… nel frattempo:


#NonSiMollaMicaUnCazzo

mercoledì 27 luglio 2016

TRANS D'HAVET 2016 LA TEMPESTA PERFETTA, LA CAVIGLIA BIONICA, MOSE' E LAURA PAUSINI.

Foto di Nadia Petrobelli

Da dove ve la racconto stavolta? Dalla mina tirata in Val di Fieno ad una settimana dal via che mi ha lasciato uno zampone al posto della caviglia sinistra, o dal magheggio del Dottor Busin dello studio di Fisioterapia “Abila” che mi ha rimesso in sesto a una manciata di ore dal via?


Una settimana di pediluvi: caldo-freddo, glutine-senza glutine, con sale, senza sale,impacchi, pinzimoni, suffimigi, applicazioni di argilla, un cucchiaio alla volta, (una carriola circa in totale) bacinelle, ciotoline, pennelli, estreme unzioni eee

Foto di Elisabetta Cappellari

Piovene Rocchette, 23:19, di un caldo venerdì da TDH:

L’attenzione della gente normale al di là delle transenne che si gode la Sagra di Piovene, viene catturata da un orda di gente in maglietta, pantaloncini e zaino, tutti qui con un solo unico e grande obbiettivo, spararsi gli ottanta km che dividono Piovene Rocchette da Valdagno attraversando la fantasmagorica Skyline che corre da Cima Summano a Cima Marana… per chi di corsa non ne capisce troppo è solo un Ultratrail, ma per chi sa cosa davvero sia un Ultratrail questa è “Sua Maestà la Trans d’Havet”.



Al mio polso un braccialetto rosso, “Marchio” del ritiro al DXT, ci sta scritto “DXT lascia il segno” “porca troia” avrei voluto aggiungerci a penna, l’idea sarebbe quella di strapparlo coi denti all’arrivo di Valdagno ma le cose non vanno sempre come sembra e stac… la fatalità e il destino fanno si che in uno “stac” si rompa da solo e mi lasci lì quasi a rimpiangere il suo funerale programmato. Lì per lì non lo prendo come un buon presagio ma oh, è giunta l’ora di passare la spunta pettorali, tra un attimo si parte.
 Il pazzo Speaker Andrea  ci tiene ad informare  che tra i 280 partenti ci sono tutti i suoi amici (citandoli per nome e cognome) tra facce di podisti immigrati (da fuori provincia) che sembrano dire: eh? Ma chi è Fulmine della Notte?, chi è Mary boschetto? Cazzo sono sti “Summano Cobras?” io me la chiacchiero con AlbertoZan e il Fat a due metri dalla “scopaline”, Fat (immigrato) mi dice “eih, ma ti hanno appena nominato” rispondo “si si, tranquillo è Cadel, gli devo delle birre” ci facciamo un in bocca al lupo, countdown, musica e via!
Due ali di folla salutano la partenza dei cavalcatori di sogni, il gruppo si allunga subito tra le vie di Piovene, non sono per nulla emozionato e un po’ mi dispiace, il percorso lo conosco praticamente a memoria, i pensieri sono tutti per le discese, nessuna ambizione cronometrica ed un solo scopo: correre gli ultimi 200m con Ruben e Anita in piazza a Valdagno l’indomani pomeriggio, tutto ciò che accadrà nel mezzo sarà la mia TDH 2016.
 Direzione Cima Summano, ci sono talmente tanti volontari lungo il percorso che ne hanno piazzati due a indicare la presenza di due pozzangherone che ricoprono la carrareccia che ci porta in breve verso “l’Angelo”… l’andatura a mio avviso è tosta, i forti se la corrono, gli umani se la camminano… mancano 78km… figuriamoci se posso correre. Con Fulmine, riferendomi agli altri Cobras,discorro sul fatto che: “O i ragazzi sono partiti a bomba o io e lui sentiamo tutti i 365 giorni passati dalla scorsa edizione” aggiungo un: “Fulmine, qui ci sorpassò per la prima volta la spagnola monobastone 3 anni or sono” 10 passi e chi ci segue esclama: “Ma allora tu sei Alvin quello del Blog, del racconto della TDH 2013? Ah la Spagnola…Huà Huà Huà Huà.” Il suo lato maniaco se ne esce con un “ho cercato anche la sua foto nei giorni dopo la gara, ma era gnocca?” No tranquillo, gli risponde, Fulmine, fosse stata  gnocca ci saremmo fatti le magliette con la sua foto!!!”
Mardifaia, 7°km, il caldo e l’umidità allentano la presa, la panchina con la vista più bella delle prealpi vicentine dorme beata baciata dalla luna, c’è gente che sbuffa in maniera preoccupante, conosco Francesco, un mio quasi collega alla sua prima TDH, tanti amici in comune, raggiungo Giulio e saluto Christian, in crisi di panza dopo la branzinata del mezzogiorno…
 #UnOraEtrentatrè e sono in croce, peggior timing di sempre e 1000m d+ in tasca, panorama sulla pianura? Mitico. Si scende sulle creste, Pater Filio et Siprito Santo… mando una benedizione allo zampone in cartoccio in basso a sinistra, lascio passare i soliti 2-3 che vedono nel colletto di velo il probabile arrivo e scendo cauto, niente luci stroboscopiche quest’anno, la fasciatura funzionale mi salva da due tre appoggi alla cazzo tra i sassi smossi nascosti dall’erba tagliata a bordo sentiero.
#DueOreEdieci, Colletto grande di Velo, 890m s.l.m  prima discesa andata, bene, molto bene, festeggio provando una nuova miscela idrica: Borraccia 1, Metà acqua e metà Sali. Borraccia 2, metà acqua, metà Coca e un cucchiaio di semi di Chia. APPROVATA AD OLTRANZA.
Riparto di corsa con Giulio, in direzione Novegno,  si sale, si sale e non fa male, Passo Campedello, 200m davanti a me, 4 personaggi se la ridono e se la godono in corsa… che siano i fantastici 4 Cobras in fuga?
 Malga Campedello: Volgo lo sguardo ad Est ed è la solita roba da pelle d’oca, le Creste del Brazome sono uno scintillio di frontali #chevvelodicoaffare.

Nei pressi di Passo Campedello foto di Marco Venturini

A 200m dallo scollinamento di Busa Novegno, trovo il Dem con l’idrante a mano che annaffia l’erbetta, con lui in 500m siamo alle spalle degli altri 3 fuggitivi… li richiamo con un amichevole e amorevole “Brutte merdeeee… brutte merdeee” i tre si girano, sono Ale, Tommy e il Kiapp… “Partiti tranquilli eh?” dico io, con loro c’è anche Luca, pettorale 114, mi fa: “Ma tue sei... e bla bla bla”, aggiunge “Ero terzo, ma siccome sapevo che arrivavi ho rallentato per farmi raggiungere per farmi citare in uno dei tuoi racconti…”  tranquillo aggiungo io, solitamente i miei racconti sono BREVISSIMI ma un posticino anche per te lo trovo... Fammi un po’ vedere… pettorale 1,1,4, registrato.
Sotto il tendone del ristoro ci saranno 26°,una decina di Alpini spettacolari e qualsiasi cosa da mangiare. Indìco subito una riunione Cobras per definire la situazione: Partiamo con i Big: Lek, Alessio e Matteo saranno oramai allo Xomo, Nik al colletto di Posina, Fabio e Fulmine poco dietro a una decina di minuti da noi e il Presidente? (Emme)   E’davanti a noi, in maniera direttamente proporzionale alla percentuale di sangue che ha disciolto nell’Adrenaline (e non viceversa). Con Nik sono stato perentorio, “Qualsiasi cosa accada, ti voglio un minuto avanti ad Emme e ricordati di sorpassarlo offendendolo…” adoriamo il nostro Presidente.
 Breve abbuffata e si riparte, fuori c’è il venticello dei 7 minuti, tanti quanti ne hai per infilarti un antivento prima che, nei seguenti 49minuti (multiplo di 7) ti colpisca lo squarauz che ti fa passare le successive 3,5 ore (metà di 7) a cercare cespugli devastato dai crampi intestinali ogni 7 fottuti minuti… chiedete alla  Francy se non è vero!
Una manciata di minuti e tra una cavolata e l’altra i 5 Cobras+uno (Giulio) passano Forte Rione, inizia la discesa, i ragazzi prendono il largo, io scendo cauto con Antonella e “LA” Roby alla quale dopo un km di discesa, in scia, non resisto alla tentazione di chiedere come faccia una donna, dopo 22km e 1800 D+ ad impreziosire ancora l’aria che l’accarezza  con inebrianti fragranze esotiche rilasciate dalla sua pelle, mentre io a due km dal via, puzzo come uno spezzatino di capra coi crauti lasciato ad agosto sotto il sole di mezzogiorno… na roba brutta alla vista… figuriamoci al naso.
E’ proprio in quel mentre, che dietro di me, Antonella, probabilmente stordita dall’aria che accarezza la mia di pelle,mette un piede in fallo e capitombola, me ne accorgo però solo 50m più avanti, al primo tornante, mi dice “Tutto bene tranquillo” con Roby proseguo ma lo spirito “crocerossino”di quest’ultima prende il sopravvento e la fa fermare 500m più avanti, gridando a squarciagola “Antooooo” “Antooooo”.

Termina  così la mia discesa profumata e ricomincia la caccia ai fantastici 4, impiego un paio di km a riprenderli, a furia di star concentrato un passo si e uno no a dove metto i piedi, mi sento più stordito del solito, senza contare che la mia postura, tipo “Vecchia zoppa con borse della spesa in discesa dalla Maistrack scalza” non è per nulla comoda, la gamba destra si sta facendo carico di tutto il peso che lo zampone sinistro non vuole prendersi... pista pistaaaaa, urlano da dietro, sopraggiungono  due caccia torpedinieri, bandiera azzurra dal muretto, faccio passare. Poco più in là trovo Marco e GianMarco a bordo sentiero che imitano me in Val di Fieno una settimana prima… ciao amici, forza sù!!!

La discesa al Colletto di Posina pare infinita, per darmi morale penso a quella volta che dopo 40km me la sparai al contrario, in salita… aiuto, ad un km dal colletto, una frontale a centro sentiero ondeggia qua e là alla  ricerca di qualcosa, con Ale mi fermo, scopriamo che è il 114 di prima, uno dei caccia torpedinieri che inciampando Dio solo sa come, ha perso gli occhiali lanciando a Valli del Pasubio (3 km di distanza in linea d’aria) uno dei due bastoncini, con Ale investiamo 27 dei nostri preziosissimi secondi nelle ricerche, inutili,rammaricati, una pacca sulla spalla lo salutiamo e lo lasciamo alla sua infruttuosa caccia al tesoro…maddai… 52km con un bastone solo cosa vuoi che siano?

26°km, ritorna l’amata salita, il carissimo Monte Alba, denigrato e remoto promontorio sospeso nel limbo tra Pasubio e Novegno, i cui sentieri sono tenuti vivi dalla TDH e da due o tre baracche di cacciatori. Tommy fa il passo, Giulio controlla, Ale shottizza Powerbar, il Kiapp porcheggia, il Dem porcheggia di più e con un tocco di umiltà esclama: “Il giorno non troppo lontano in cui sarò padrone del mondo, farò spianare e asfaltare questo luogo dimenticato da nostro signore (pronunciato in minuscolo e con disprezzo)” in realtà la frase conteneva molti più soggetti, aggettivi e sostantivi non trascrivibili in questo “Lordiano” blog.

29°km Passo Xomo, ristoro, raggiungiamo il papà di Rigo, Rigodanza, abbuffata, riempimento borracce e via sospinto dal rindondare del campanaccio Valdostano di Federico, verso bocchetta campiglia, seguono 300m di asfalto e la “calcestruzziana” entrata del sentiero delle 52 gallerie ci da il benvenuto al tratto più magico e caratteristico del percorso. Sono le 5 e 31 minuti, mando un sms a mio compare Matteo che mi dovrebbe aspettare al Papa “La fatica non esiste, alle 7, sono su”.

Il cielo impallidisce ad est al grido “Torna il sole ma il tempo no” un rosso alone si arrampica sul pallido orizzonte, trovo il 114 di prima, anche lui monobastone dopo il tuffo di un ora prima, mi dice che si chiama Luca e che questa TDH è il regalo di compleanno dei suoi 50 anni, tenta di convincermi per 10 gallerie della sua teoria secondo cui, le gallerie, hanno una numerazione sbagliata in proporzione alla loro lunghezza, mando giù senza lasciarlo uscire un “MCCSD” che altro non è che un “Ma che cazzo stai dicendo?” lo assecondo, in fondo,  mica gli posso rovinare il regalo di compleanno no?  Incontriamo la famosa Francy, colpita dal venticello dei 7 minuti, la saluto e la lascio nelle buone mani dell’amico Ivan, il 114 si ferma con altri 3 non so se a cacciare Pokemon con lo smartphone o a fotografare l’alba, proseguo, alla diciannovesima galleria raggiungo “La Fra” le dico “Anche tu partenza sciolta eh?” aggiungo “Chissà dove sarà Paolo eh?” il tempo di finire la galleria e ho la risposta davanti agli occhi, c’è proprio Paolo, gli dico “Ho appena trovato una tipa ansimante in galleria” mi dice “ah si e chi è?” “La Fra gli dico io” nell’aria risuona il  “bittolsiano” (questo vi mancava, ammettetelo) ritornello di Stranamore “LOVE LOVE LOVE”… gli dico “Esploso eh Emme?” risponde “No no, non vedi, sto andando piano per far vedere bene i posti a lui, un amico della Fra, è di Genova, bla bla bla…” “vabbè, ti aspetto al Papa” gli dico.

Luca,il “cinquantenne stuntman monobastone” mi ripiglia, me la racconta appassionatamente di buon passo fino in cima, l’uomo è uno Sportivo con la S maiuscola, mi dice di come, svariate volte, sia partito dal Grappa in parapendio, abbia percorso tutte le prealpi fino a Piovene, sorvolato tutta la TDH per poi ritornare al punto di partenza (in grappa)… mi cadono per terra gli occhi da quanto li sbarro… che spettacolo, mi racconta di termiche che ti sparano in cielo a velocità ascensionali di 6-7m al secondo tra questi pendii e di come a 3300m di altezza, il Pasubio si faccia piccolo come il Novegno… sbavo al pensiero di ciò che hanno visto i suoi occhi come sbava un lattante che sta cacciando i primi dentini.

 In men che non si dica, sbuchiamo fuori dall’ultima galleria, trovo mio compare Matteo con fratello e cognata, venuti fin quassù a vedere i passaggi, 6:53 spaccate, me la racconto con loro  aspettando Emme, “mojo bombo fa un freddo can”, 7-8-9 minuti finchè dico a mio compare “Quando vedi uno in maglia grigia diversamente bello, seguito da una ragazza decisamente bella ma in maglia arancio, gli dici che Alvin si è rotto i maroni di aspettarlo ed è appena partito”… faccio per partire e il diversamente bello sbuca dalla galleria,ci facciamo una TAC al volo, io bene, Emme in stato di shock, La Frà in netta ripresa, partiamo, invito Emme a seguirmi, mi dice “No #IoStoConLaFra” gli dico “#BugiardoSeiScoppiato”, mi risponde con un “#SegmentoValDiFienoInDiscesa”? Lo respingo con un “#FattiLaValCanalein49Ciccio…” e via di ashtag come i migliori bimbi minchia, li saluto, tanto al Pian ci si ribecca.


7:38 Pian delle Fugazze, un sacco di facce conosciute, Martina, Remo, Claudio, Larry e Tiziana, mi danno il benvenuto, sto bene, decisamente bene, nell’ultima discesa la caviglia ha cessato ogni fastidio, eccezionale, minestra, crostata e cambio abiti al volo, saluto Nik altra vittima del venticello, arrivano gli altri Cobras uno dopo l’altro, 18 minuti dopo e 5 minuti dopo Emme e consorte, riparto anche io, a ruota dell’amico AlbertoZan.

Io e lo scarso di EMME foto di Martina Faccin
Selletta Nord Ovest passa via facile, due chiacchiere con Alberto e due con Ennio, Mosè dell’Ultabericus,  in cima raggiungo Emme e la Fra ma in discesa mi danno 400m come ridere,oggi va così..e probabilmente andrà sempre così, ma appena si torna sul corribile, dopo aver salutato il caro Massimo Rabito, metto la freccia e me ne vo, correndo quasi sempre fino a Campogrosso, straconvinto di poter farmi con la guida dei luoghi “Ivan” il tratto Campogrosso, Fraccaroli.

 Arrivo al ristoro, acqua, sali, coca e via, passo senza accorgermene Ivan, fermo in rifugio. Corro quasi sempre fino all’attacco del Boale dei Fondi, raggiungo l’attuale quarta donna, boale, un minuto e mezzo di sole e par di essere in amazzonia, 2 minuti dopo, nuvola, nebbia e vento fresco, buono, molto buono.

Un suo amico l’accompagna, fa domande, vuol sapere, tra un po’ mi chiederà anche il colore dei sassi del Boale immagino, ma quando si scollina, ma com’è dopo? Ma avevi detto 100m! Ma si è alzata la montagna?  #MachedueCo... alzo leggermente il piede dall’acceleratore… si insomma, cammino più piano di quando si cammina piano e li lascio andare avanti 30 m, inizia a piovere, si scollina, gocce enormi, mi fiondo nella galleria sulla bocchetta per infilarmi la giacca, esco 5 minuti dopo con nebbia, vento gelido pioggia monsonica, tempesta e nuvole tonanti… un peccato per chi non ha mai visto che roba sia il panorama dolomitico ches gode da quassù, ma piuttosto del sole a picco, va bene anche così.

Il tipo che apre i rubinetti da lassù deve aver udito il mio “Va bene anche così” e apre a tutta, diluvia in un modo che fa quasi ridere ma non posso ridere, perché se quello lassù mi sente, sto giro mi annega, corro con l’acqua gelida alle caviglie e vabbè, rido, l’altro mi sente e butta giù anche la grandine… non rido più, corro il più possibile per tenermi caldo, nei lunghi tornanti verso il Fraccaroli cammino con le mani dietro la schiena per proteggermele dalla grandine, a 2200° ci saranno si e no 7-8° vorrei prendermi una barretta dalla tasca dietro lo zaino ma ho talmente le dita congelate che non distinguo la cerniera dal bordo della tasca…

 Arrivo al ristoro del Fracca turgido e tremante, una volontaria vedendomi, (per via del tremante) vorrebbe offrirmi del the caldo ma la sua compagna non è della stessa idea e mi liquida con un “Se vuoi, allo Scalorbi c’è the e brodo caldo…” penso a come le avrebbe risposto il Dem e penso sia stata fortunata ad aver incontrato Lord Alvin oggi, non proferisco verbo e mi lancio in giù. Dopo 10 minuti mi passano i primi della corta, faccio due chiacchiere al volo e do un in bocca al lupo a Mirko Righele impegnato nella corta e in breve il brodino caldo ai 1767m dello Scalorbi è tra le mie mani… che goduria ragazzi!!!
Da qui il Passo della Lora e la Zevola sono due cazzabubbole rispetto a quello che abbiamo fatto finora, verso Campodavanti poi, a cavallo di Passo Ristele, c’è la discesa dei sogni, un lungo tappeto di morbida erba verde in leggera discesa, paradisiaca per le gambe  e per la mente. Al 67° km sono all’ultimo ristoro, mi raggiunge Davide Lista con Marta, terza ragazza della corta, brodino caldo, melone,pomodori, speck cioppini e datteri, a Campodavanti? Sempre sta fatti.

 "Davide... ma cosa gonti ditto de mae?"

Riparto e in breve i due amici mi passano come fulmini, rimango con uno che dopo un po’ inizia a cantare canzoni di Laura Pausini “Tu lo sai cosa può fareeee una donna innamorata….” Aiuto… bastaaa ma il vero problema è che il suo repertorio spazia senza che io riesca a togliermelo di dosso fino alla discesa di Cima Marana… agonia pura.

68,5 km, Sella del Campetto.. ma che spettacolo di posto è? Non a caso Rigo, l’anno scorso, si fermo un’ora qui, a dormire sul prato (e ancora riuscì in 15 km a raggiungermi a 500m dall’arrivo)!!! Un km e mezzo che sembra infinito di su e giù tra il bosco e sono sul terrazzo di Cima Marana, fantastico, laggiù in basso, si vede chiaramente Valdagno, 270°di panorama dalla pianura Vicentina a quella Veronese.

 13 ore e 20 dal via, l’anno scorso impiegai 2 ore buone per scendere, quest’anno, SMS alla moglie: “1 ora e mezza e sono giù” 13 km da fare, 2 di discesa ripida e bastarda ma con le Salomon Wings Lab ai piedi è difficile scivolare anche quando si “VUOL” scivolare, quindi, sto in una botte di ferro, sorretto da una caviglia che oggi pare d’acciaio.

Passano i km, l’Ultrabericus team fa un opera Pia a favore dei concorrenti piazzando i cartelli kilometrici da qui alla fine… non avete idea di quanto possa far bene alla testa sapere davvero “Quanto manca”. Ai -7 trovo Marcello, altro Cobras in gita contromano per salutare i compagni in corsa, probabilmente si accorge che sono sul cotto e decide di scortarmi fino a Valdagno, 6-5-4-3… “Cello… non so se ce la faccio a star sotto le 15.. sono un po’ stanchino”… Marcello: “Son le 14:20, stai scherzando? ce la faresti anche camminando!!!” 

Fontana mitica, foto:

Foto di Marcello Saccardi

2,5km all’arrivo,certificati. Corro fino al cartello -1km, tutta la stanchezza è arrivata di colpo e cammino, Marcello mi dice, “Cazzo ma cammini adesso che sei arrivato”? Ed io Cello ma quanto manca cazzo??? Risposta:


 Riparto per altri 200m, più per fare un piacere a Marcello che per me stesso “no Cello, non ce la faccio” ricammino, Marcello mi prende la Gopro dallo Zaino, corro, cammino, corro, cammino.

600m all’arrivo, squilla il telefono… ne sono certo, è mia moglie… “No cara, no, non ce la faccio a fermarmi e a rispondere al telefono… metti giù ti prego” penso “se per caso arrivo e non ci sono, rifaccio l’arrivo coi bimbi in differita più tardi ma col cavolo che mi fermo adesso”.

400 m all’arrivo,non suona più, Marcello mi da la sua benedizione, mi dice, “Vai, vai a prenderti la gloria”curva a destra, bar sulla sinistra, parlo da solo alla GoPro che Filma…



Ma eih ma, ma… quello è Ruben, mio figlio, da solo a bordo strada, mi fermo, lo saluto e dalla gelateria escono di corsa nell’ordine: mio padre, Anita, mia madre e mia moglie (tutti senza pagare ovviamente) dai dai dai Anita andiamo, attimi di pazzia generale, mia moglie che grida “Aspetta, devo pagareeeeeeeeeeee” io parto con i bambini, loro non aspettavano altro dal giorno prima, Ruben è già nel futuro, Anita è un po’ fuori allenamento e rimane indietro, rallento per aspettarla, i soliti grandi amici al di là delle transenne, l’emozione che ti sale dal cuore e ti offusca fottutamente gli occhi, quanto l’ho voluta questa TDH, quanto ho temuto di non correrla fino al giorno prima o di non finirla oggi stesso… termino la corsa abbracciando e complimentandomi con il papà  ti tutto ciò, Enrico Pollini, testa di ponte dell’Ultrabericus Team gente che brilla e si atteggia poco, ma che lavora un sacco, che ogni anno rende possibile e alla portata di QUASI tutti, il sogno di correre da Est ad Ovest le nostre bellissime prealpi… ALLA TDH 2017 MANCA MENO DI UN ANNO!!! L’ULTRATRAIL, L’ULTRAVIAGGIO.

Foto di Federico Bruttomesso
 Foto di Federico Bruttomesso
                                                        Foto di Federico Bruttomesso



MEMENTO AUDERE SEMPER... RICORDA DI OSARE SEMPRE

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