Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.(CIT) Eleanoor Roosvelt...

...E i miei sono fottutamente belli (CIT) Paolo Scotti

domenica 13 settembre 2015

STRAFEXPEDITION 2015 Mega giornata sui sentieri della grande guerra



  Asiago Ore 5:47

A 13 minuti dal via mi ejetto fuori dalla macchina, ci sono 5° e provo a stare al caldo il più possibile, in start line faccio appena in tempo a salutare Monica, Achille (4° nella Marathon) e Lek (6° nella lunga) pochi minuti al via e come nella scorsa edizione viene suonato “il silenzio”, il luogo e la Storia lo richiedono, ultime note, lungo applauso, musica che parte a cannone, conto alla rovescia e si parte, sotto un cielo impallinato di mirtilli bianchi (le stelle) cannoneggiato per l’occasione da una pirotecnica manciata di fuochi d’artificio, si parte!

Viste le previsioni meteo e il mio scialbo allenamento post Trans d’Havet, propendo per una saggia andatura “Take it easy” “Alto Godimento” “Cazzo mannaggia” quindi, GoPro in pugno e via, un km e si lascia l’asfalto, il cielo rischiara da Est, il nero e gli sfavillanti mirtilli hanno i minuti contati, cielo terso, aria frizzante, visibilità pressoché infinita, sta per accendersi uno di quei giorni in cui capisci che lasciare l’asfalto per i panorami che ti riempiranno gli occhi tra qualche km è stata una delle scelte più sagge della tua vita.



4km e in compagnia di Andrea C. (col quale condivisi gli ultimi km della LUT) arriviamo a Forte Interrotto, i primi 400d+ sono messi in granaio, luce da cinema e le brulicanti luci di Asiago ai nostri piedi, bellissimo, ci rituffiamo tra i boschi dove in discesa raggiungiamo a fondovalle il ristoro di “Basa Senocio” 10°km, Irene (prima nella Marathon) che avevo baldanzosamente sorpassato nella discesa nel bosco, riparte subito pimpante nella strada bianca che ci conduce al sentiero che in breve ci porterà in alto dove i pini lasciano il posto ai mughi e ai lunghi panorami di oggi, da Monte Meatta il sentiero pressoché rettilineo sovrasta la verdissima Val di Portule, perdo il contatto visivo con Irene che pesta decisa, qualche km e siamo al secondo ristoro di Bocchetta Portule, 1700D+ e 20km andati, mangio, bevo, riempio le borracce e parto filmando qua e là… vi risparmio il video in cui nel bel mezzo di una panoramica esclamo “Porca troia ho lasciato i bastoncini al ristoro” anzi no, eccolo qua:




 500m in discesa e li recupero, da qui in avanti è goduria per gli occhi, si percorrono 3 km in cresta tra i rimasugli della prima neve di stagione caduta nella notte da una parte e il vertiginoso versante Ovest della dorsale del Portule dall’altra. In breve siamo ai 2307m della Cima, panorama fenomenale, questo:



 guardando ad ovest si riconoscono “Lo Spitz di Vezzena” “ Cima Mandriolo” e “Cima Larici” più in basso  i laghi di Levico e Caldonazzo a una quindicina di km , accendo “Peak Scanner” sullo smartphone et voilà: mi evidenzia  il gruppo dell’Adamello (a 70km in linea d’aria) , il gruppo del Brenta (più vicino) le Cime della Val Senales (a 90km), mentre subito a Nord a 23km di distanza par quasi di poter metterci una mano sopra ai 2847m di Cima D’Asta, quindi, la Marmolada a 60km,  le Pale di San Martino a 45km, e via verso Est verso il sole, guardo in giù e con un occhiata par di abbracciare tutta la Valsugana, discesa, faccio un volo carpiato raccolto in avvitamento oblungo laterale, il tipo dietro di me preoccupatissimo si ferma in mio soccorso, gli dico “tranquillo, lo faccio sempre, l’ho fatto per testare il tuo senso civico\spirito trail…. ero prontissimo a chiedere la tua squalifica in caso fossi passato disinteressato senza soccorrermi…”  bocchetta  Kempel, lungo traverso corribile alle pendici di Monte Trentin e inizia la salita verticale di Cima XII, la cima più alta di tutta la Provincia Vicentina, da lassù il panorama a 360° è da pelle d’oca, oltre le montagne, e la pianura, un riflesso aranciato coglie l’attenzione di tutti, è il sole che si specchia sulla laguna Veneziana con le sue isole, et voilà:




Ancora più in là, le coste dell’Istria sono una spennellata offuscata sopra la linea dell’orizzonte …. Cazzo, se la terra non fosse tonda, un altro po’ e potrei vedermi dietro alle orecchie!!!
Cima XII and now, discesa wild, si, perchè se uno affronta Cima twelve preoccupato per la salita, quando vede la sua discesa firma il nulla osta per la donazione degli organi, mughi, rocce, buchi, bisogna avere mille occhi, oggi, figuriamoci 100 anni fa con chi ti mitragliava dall’altra parte della valle… arriviamo al ristoro (30°km) al quale l’anno scorso arrivai con due tronchi al posto delle gambe,  sto molto bene, non sono nemmeno stanco, mi rifocillo per bene per intraprendere la parte del percorso che fu teatro delle peggiori battaglie dell’altopiano, la zona compresa tra Monte Campigoletti, il Vallone dell’ Agnela e lo stesso Monte Ortigara… 2105m oggi 2113 m nel 1914, prima della guerra dice Wikipedia, demolito da tonnellate di bombe e altare sacrificale di migliaia di vite umane italiane e austroungariche.




Da lì, ammaliato dal contesto, dopo aver suonato la campanella e aver raggiunto la colonna mozza, mi lancio in discesa sul percorso dello scorso anno, straconvinto di vedere uno che corre tra i molti escursionisti che risalgono l’erta in senso contrario… solo 500m e 100m D- dopo, mi accorgerò di aver sbagliato strada…. provo un traverso per capire dove in realtà scendesse il sentiero ma non scorgo nessuno, così ritorno in su, di nuovo alla campanella, seguo le balise fino al monumento austroungarico e giù per la ferrata e le trincee che ridiscendono verso il vallone dell’Agnellizza ai piedi del Monte Campanaro… poco più in la ci aspetta la salita a Cima Caldiera, luogo di ammassamento delle truppe prima dell’assalto all’Ortigara… l’ultimo riparo prima dell’inferno.



38°km, al ristoro di Piazzale Lozze, chiedo una birra, nada,mangio, bevo e faccio il pieno, si scende tra i boschi in rapidi su e giù in cui “ad averne” si potrebbe davvero guadagnare minuti, ma non è giornata per correre impegnati, corricchio e me la prendo comoda, tentando un colloquio a distanza a base di belati con un gregge di pecore, la strada per l’ultimo ristoro pare infinita, mi sparo gli ultimi buonissimi “shottini” powerbar alla cola, 51°km, finalmente il ristoro, da circa 20km praticamente corro da solo, nessuno mi ha più sorpassato, pace assoluta, 10 km alla fine,canno per l’ennesima volta un bivio mentre la quinta donna che mi segue mi grida un “No, fermo è di quaaaaaa” “Grazie cara”, museo all’aperto di Monte Zebio, si corre dentro alle trincee dalle quali mi affaccio per ammirare gli ultimi sprazzi di panorama prima di immergerci definitivamente nel bosco che ci accompagnerà fino ai pascoli a 3 km da Asiago.



Discesa fino al bitume, ultimo km, si ripercorre a ritroso il primo km del mattino, si arriva in centro, famiglie e fighetti a passeggio ovunque,curva a destra, sinistra, ancora a destra, striscioni powerbar e sono all’arrivo, 61km, 3000D+ 9 ore e 50 minuti dopo la partenza, oggi volevo godermela, missione compiuta, calcolo di aver perso più di mezzora tra errori di percorso (miei) dimenticanze di bastoncini, e ammirazione del paesaggio, non cambierei nulla, mi complimento con Achille e Lek per i loro temponi, grande giornata, spettacolo puro.


Complimenti all’organizzazione, balisaggio impeccabile a parte i sabotaggi sugli ultimi 5km della corta, ristori ben forniti (birra a parte)e percorso fantastico, sono luoghi in cui bisognerebbe accompagnare i nostri figli e i nostri politici, per fargli capire il significato della parola sacrificio… “Per Non Dimenticare” sta scritto sulla colonna mozza dell’Ortigara, dopo aver visitato questi luoghi, NON DIMENTICARE è il minimo che si possa fare.


giovedì 30 luglio 2015

Trans d'Havet 2015 i Cobras i Fulmini e Jovanotti


Da dove comincio? Già, da dove comincio?

La Trans d’Havet, per chi non lo sapesse è un’ Ultratrail di ottanta chilometri e cinquemilacinquecento metri di dislivello positivo ma se parlaste con qualcuno che prima di domenica avesse già corso una di queste gare classificate come “Ultratrail” vi direbbe che si, effettivamente, i Trail sono Trail e le Ultratrail sono Ultratrail ma la TDH, edizione numero quattro, è stata di più, molto di più, merito dell’Ultrabericus Team e del suo intreccio di volontariato locale che si muove efficiente sul territorio radioguidato al millimetro da chi 6 anni fa, dal “Piazzale della Vittoria” di Monte Berico, ammirando le montagne al tramonto disse… “va che Skyline dal Summano a Cima Marana…  il Novegno, Il Pasubio il Sengio Alto, il Carega e le Tre Croci… sai che c’è? Perché non ci facciamo una gara? Disse Enrico Pollini picchettando sulla spalla di Claudio Cunegatti… Fu una grande e splendida intuizione che ha regalato al popolo degli ultratrailer una delle più dure e selettive Ultratrail del panorama italiano.

23:00 gli autobus provenienti da Valdagno scaricano sulla piazza di Piovene Rocchette 8 velenosissimi  Cobras, parte integrante dei 22 pazzi atleti de “La Fulminea Running Team” impegnati in questa due giorni di gare.

                                                                Foto By Aldo Zanini


Foto di gruppo,foto con gli amici, in bocca al lupo distribuiti a destra e a manca, i nostri compagni di squadra arrivano alla spicciolata a caricarci come molle pronte a scattare rapide in Startline…

Foto By Aldo Zanini

Mezzanotte spaccata, una tiepida  brezza tesa da Ovest spazza i 271, chi più, chi meno, aspiranti ultratrailers al via, countdown e si va, a 50m dallo start raggiungo la nostra “serpentella” Martina, “indotta” (dice lei) dal sottoscritto qualche mese fa ad abbandonare l’idea della corta per buttarsi corpo e anima nella lunga, la signorina suda grinta, la affianco, la vedo tesa come una corda di violino e ad un metro di distanza le grido come il sergente “Hartman” gridererebbe a “Palla di lardo” in “Full Metal Jacket”: “Vai Martina cazzo, ci sei cazzo, quest’anno ci seiiiiiii!!!” è come gettare una sigaretta nella sua autostima già caricata ad idrogeno…. Boom, ciao a tutti, si salvi chi può, non inciampate dinnanzi a lei, o vi travolgerà come una valanga, arriverà a Valdagno e vi spolvererà via come un granello di polvere dalla sua spalla.
Per il ciclo “Facciamoci del male” 50m più avanti, rischio di tirare una mina assurda inciampandomi da solo sul quicklace (mai allacciato) delle mie scarpe, STOP, mi passano tutti, mi raggiungono le scope che mi fanno “dai Alvin cavolo, muoviti, cosa fai qua?” io penso “Rigodanza parte da metà gruppo per arrivare primo, io parto dalla fine per arrivare a metà… sono un illuminato, non fa una piega o sbaglio?”

All’inizio dello sterrato ai piedi del Summano raggiungo i miei compagni di viaggio, Fulmine e Diego… primo obbiettivo: Cima Summano in un ora e mezza… pfff, “chevvelodicoaffare”, grandi chiacchere, non guardiamo mai l’orologio, 1h29’ e siamo su… “El tempo Tambura sul Novegno”, lampa alla grandissima, provo a convincere i miei compagni che il brutto sia più in là sul Pasubio mentre le prime gocce cadono calde dal cielo, il vento rinforza da Ovest e il temporale ci travolge in pochi istanti, gagliardo, sul sentiero delle creste con tutta la sua forza, dal Novegno a Cima Summano il cielo è una fucina di saette che scaricano a terra ovunque, davanti, dietro e sopra di noi, non c’è alcun riparo...




 Il soccorso alpino dirotta chi non ha ancora raggiunto Cima Summano, sulla Strada del Colletto, più sicura e rapida in caso di incidente per i mezzi di soccorso, chi è passato invece prima dell’ora e 48 di gara è testimone di una delle più forti e spettacolari dimostrazioni di forza della natura… fingo tranquillità, sono iscritto alla “FULMINEA RUNNING TEAM”, sto correndo con un tipo che perfino sua madre chiama “FULMINE” chi può essere più sicuro di me su un sentiero di cresta a 1200m shakerato da una tempesta di FULMINI? C’è un bordello assurdo e quasi irreale, il sentiero è un torrente, qualcuno è fradicio e si ferma ad infilarsi la giacca, tutti corrono, corrono fortissimo guardando il cielo e sperando che il prossimo spazio tra lampo e tuono sia almeno superiore al mezzo secondo… gli grido “Teo, corri, corri,”  “SBANG,” un colpo secco, fortissimo un tutt’uno di luce blu accecante e il boato più secco che possiate immaginare, penso mi si sia fermato il cuore per due secondi, Fulmine si gira e a 3 cm dalla mia faccia con gli occhi iniettati di folgore mi grida un porcazzo che copre il rumore dei tuoni….”CORRI CAZZO CORRIIIIIIII”, qualcuno deve avermi svitato le ginocchia perché ballano incontrollabili, a 300 m dal ristoro del “Colletto” gli grido che non ho nessuna intenzione di salire verso il Novegno sotto quella pioggia di Fulmini, Fulmine fa una telefonata al creatore, gli spiega la situazione, altre due tre bombe dal cielo, raggiungiamo il ristoro sotto il diluvio e il temporale pare placarsi … “sto ragazzo ha agganci ovunque penso….”
13km sono volati  è il caso di dirlo in un lampo, ripartiamo dal ristoro a borracce piene, qualche tuono rumoreggia sul Novegno, ricomincia a piovere cforte, anzi no, diluvia, la frontale è quasi accecata dal riverbero della pioggia, buon passo, pare sballare un attimo sul “Brazome”, poi, da “Passo Campedello”, ricomincia la guerra di fulmini e pioggia, vien quasi da ridere da quanta ne scende, perdo un centinaio di metri dai miei compagni, ho improvvisamente schiena e gambe contratte, fatico un sacco, in mio soccorso arriva lo scollinamento verso “Busa Novegno” dove, dopo un secco tornante a destra mi si para davanti una mandria di placide mucche ruminanti, hanno un aria rilassata e incuriosita per quei bipedi che corrono impauriti verso il tendone del ristoro… all’interno è già bello popolato, assaggio tutto, fuori cadono due saette a poca distanza che fanno tremare i tavoli, qualcuno si infila sacchi dell’immondizia sopra le giacche, ci saranno 10° ma la tensione, l’acqua e l’adrenalina te ne fanno sentire si e no 5, il the degli alpini deve avere una droga fortissima, fantastico, ci lanciamo fuori dal tendone sulla variante al percorso (si salta Forte Rione, troppo esposto ai Fulmini) e si prende la via del bosco, altri fulmini e altri lampi fortissimi cecchinano Monte Alba, tutto si placa, 10 minuti e siamo immersi in una pace surreale, smette la pioggia e torniamo a sentire il rotolare rapido delle scarpe sulle rocce sotto i nostri piedi, saltellando in discesa verso il “Colletto di Posina”.
Guadagno qualche metro sui miei compagni di avventura, “Monte Alba” lo attraversiamo col buio pesto, folate di nebbia accecano la frontale, ad un km da “Colle Xomo” sorpasso un ragazzo con un taglio profondo al ginocchio, mi dice di andare avanti e di non preoccuparmi, che lui con calma arriverà al ristoro e si ritirerà alla postazione della croce rossa,  gli faccio un in bocca al lupo per i punti… ce ne vorranno un sacco, andrà a premio sicuramente L

Mangiamo e beviamo, chiediamo chi fosse il primo, ci  rispondono: “Questo qua,  mostrandoci il pettorale n° 285, si è ritirato terrorizzato dopo che la seconda saetta gli è caduta a pochi passi, ci dice il volontario al di là del tavolo. E il secondo? Rigodanza anche lui, ha detto che per oggi la sua dose di culo probabilmente l’ha già usata tutta…. Rimane solo la FEDE-rica, Boifava lei va come un aereo… non è “a terra” e quindi non ha problemi coi fulmini… me la vedo già… a bissare il DXT…. Grandissima…
Si riparte rifocillati verso Bocchetta Campiglia, albeggia, guardando all’insù si notano le frontali di chi ci precede sulla strada delle meravigliose 52 Gallerie, non sto a descrivervi di come sia questo luogo illuminato dalla luce del giorno che nasce … una bellezza che fa il pari con lo schifo della guerra che i nostri nonni hanno combattuto quassù 100 anni fa… un’ora e 29 minuti di chiacchere e siamo al Rifugio Papa, iniziamo la strada degli Eroi in discesa e incrocio Franz della “Folgorante” (come dite era destino? Lo penso anch’io) che sbuca saltellante dalla “Val Canale” un saluto al volo e via… mezz’ora e siamo giù a Pian delle Fugazze, 3 compagni Cobras sono li ad attenderci, sgranando classifiche e passaggi, Emme e Stefano fanno foto a scatto continuo, ristoro, raccontiamo della notte pazza, gli Alpini ci servono una minestra estratta direttamente dal centro della terra, i piatti sembrano di plastica ma sono certamente di una lega di Kevlar mista ad amianto bonificato per non sciogliersi  con quei 266°c del brodino… una bontà.



Siamo a metà strada, prendiamo di petto i 500m D+ di selletta Nord Ovest, il Carega è una meraviglia senza nemmeno una nuvoletta, raggiungiamo Larry, coapripista con me dell’edizione 3, si sta allenando per il Tor des Geants… massima invidia.
A Campogrosso incontriamo Federica, ci racconta della sua caduta e dell’inevitabile ritiro, quattro porcazzi mi giungono dal cuore, li deglutisco e la saluto dispiaciuto, Marcello, fratello Cobras, ha allestito una base vita coi fiocchi  con tanto di cambio scarpe e indumenti per chi ne avesse bisogno, riempio le borracce e mi siedo a bermi beato l’energetica Red Bull regalatami da Emme a Pian delle Fugazze… GLU GLU GLU,  ce ne stiamo li un quarto d’ora buono, è durissimo convincere Fulmine a smuoversi da quel luogo di perdizione, ripartiamo sfilacciati, Diego ha un altro passo, io tento di mediare ma Fulmine è un po’ impallato, ci avviciniamo all’inizio del magnifico “Boale dei Fondi”, dico a Diego di proseguire tranquillo col suo passo, odio che qualcuno mi debba aspettare, Fulmine è qualche centinaio di metri indietro… ci riincontreremo tutti e tre solo al traguardo,

                                               Foto By Tony Flagello 


 Bocchetta Fondi passa senza grossi patemi, i Lessini si distendono bel belli al sole aldilà della vallata, a 50m dal rifugio Fraccaroli vengo raggiunto dai primi 5 della “Corta” si lanciano in discesa come se fossero inseguiti dalla peste, io sto ancora discretamente bene, Diego è oltre il mio orizzonte, Fulmine è nel mio passato remoto, bella discesa verso il Rifugio Scalorbi, ristoro, si mangia si beve e mi raggiunge Achille (sarà 11° nella corta) quattro chiacchere e se ne va. Arriva anche Rigodanza, “Cazzo fai qua?” Mi dice che dopo il ritiro è tornato a Valdagno, ha fatto la doccia ed è ripartito per correre la corta, vorrei inginocchiarmi al cospetto della sua pazzia e della sua grandezza ma probabilmente rischierei di non rialzarmi mai più, mi invita a ripartire con lui, mi guardo dietro per capire se parli effettivamente con me…  pare di sì, gli dico:“No Francesco vai per carità, non vorrei tirarti troppo il collo”
Riparto un po’ di corsa e un pò racchettando verso il Passo della Lora, bel discesone tra i mughi dove sorpasso Roberto e Marco… o era Gianmarco?  Mi escono con  frasi del tipo “allora? A che punto siamo con la tela” robe da edizioni 2012, grazie ragazzi mi fanno sempre piacere questi incontri.
Sulla leggerissima discesa verso bocchetta Scagina  mi passa prima Gerry e poi la seconda donna della corta, è il mio Architetto preferito Francesca Pretto, che provvedo a caricare emotivamente per andare a riprendere l’ avversaria che la precede… fortissima, se ne corre leggera, arrivo a bocchetta Scagina da dove inizia la discesa verso il Rifugio Bertagnoli, inizio ad essere stanco di testa e ad ogni passo le mie ginocchia scampanano indolenzite, arrivo al ristoro presso il rifugio e dopo 66,5km sono ufficialmente stanco…
Mangio svogliatamente non assaggio mai niente che possa attirare attenzione, in particolare, solo per farsi mangiareeee(par di averla già sentita sta roba), vengo raggiunto da Alfonso impegnato sulla corta (altro Cobras) cerco un motivo per ripartire, mi dico “parti” mi viene in aiuto Jovanotti a concludere la frase:

 “prima che il vento si porti via tutto
e che settembre ci porti una strana felicità
pensando a cieli infuocati
ai brevi amori infiniti
respira questa libertà
ah ah ah ah
l'estate e la libertà”
Allè…. la ripartenza dal Bertagnoli è su di una stradina sterrata che, ad esser sani, si potrebbe correre in tranquillità, uno che mi arriva da dietro lo è, mi si ferma di fianco, ed esordisce con un: "Ciao Alvin, sono il solito" ah bene, continua il circo penso, gli guardo il pettorale... è uno della corta, ride, mi fa "bene, ciao allora eh"  fingendo di ripartire... gli dico "vai vai, non dirmi come ti chiami che tanto me lo dimentico" noto con sorpresa che non ha una goccia di sudore e ha scarpe ed abiti come appena usciti dall'armadio, potrebbe fare la pubblicità del Dixan, facciamo due chiacchiere, gli chiedo quanto manchi all’arrivo, non lo sa, mi dice che legge le mie cavolate e che si chiama Tommaso piacere ragazzo, ora vai e cerca di sudare un pò però perché se arrivi così a Valdagno non ti crede nessuno che hai corso 42km... passano  pochi metri, mi raggiunge un signore sulla sessantina senza pettorale, chiedo anche a lui quanti km manchino alla fine, non lo sa, mi girano le palle, è incredibile quanto uno possa attaccarsi a particolari inutili quando è stanco, vabeh, mi rassegno, il signore è simpatico mi fa da cicerone su tutto ciò che vediamo, abbandoniamo la strada per un ripido sentiero sulla sinistra, chiedo se vuole passare, mi dice no no tranquillo, sto in compagnia, 100m e si accodano altri due ragazzi della corta mentre io comincio a raccontare della mia ultima LUT al signore, chiedo ai ragazzi se vogliano passare, macchè, niente, si esce dal bosco sui prati sotto malga Campo Davanti e i due ragazzi dietro ci passano baldanzosi, il primo mi fa, “Complimenti per la Lut  Alvin, dovrebbero arrestarti per istigazione alla corsa” mai.. ricevetti miglior complimento in corsa…  il secondo mi saluta anche quello chiamandomi per nome, alchè il signore se ne esce con un, “Caspita ma allora sto correndo con una celebrità” hua hua hua, quanto ridere….
Meno di un km e mi sorpassa la quarta donna della corta, è Valentina, vorrei tanto stare con lei, ma ha un gran bel passo… e non solo quello, le mando un in bocca al lupo e le dico, “Vai a prendere la terza Valeeeee!!!” nel frattempo prima di Cima Marana sorpasso e mi risorpassa uno dei due ragazzi di prima, Daniele, mi dice che è amico di Lek (altro Cobras) e che è stato lui a indirizzarlo verso la corsa… eh forte il Lek gli dico, ma ora accelera che con sta andatura a intermittenza stile albero di Natale a Valdagno non ci arrivi più… detto fatto, ciao ciao e anche lui, sparisce all’orizzonte.
66°Km Sella del campetto, stravaccato a terra ritrovo un’assonnatissimo Rigodanza, gli dico, dai andiamo, vieni… “No, no, ho sonno e voglio dormire mezzoretta” mi dice, aaavanti, altri su e giù tranquilli, Cima Marana, panoramissimo, ora inizia “LA” discesa, i primi km per uno che ha le ginocchia un po’ sbattute sono duri, molto duri, mi passa Christian che mi dice di aver ancora mal di testa e le orecchie tappate dai fulmini di stanotte, arriviamo al ristoro di Malga Rialto, guardo spaesato le bottiglie sul tavolo, l’addetto al ristoro mi chiede cosa voglio, scrollo la testa incerto, aspetta un attimo gli dico, devo ben capire dove mi trovo prima, bevo, acqua e coca, riparto con i volontari che sparano a caso sul numero di km da lì al termine 6-8-9…. Tombola!!
Sofferenza pura, non tento di capire quale sia Valdagno tra i paesi infondo alla valle ma lo si capisce bene, “Cazzo non può essere così lontano” colline, collinette, prati, piscine incredibili, sparuti gruppetti di case, una ragazzina offre una spruzzata gratuita con un innaffiatoio, fantastica, altri saliscendi e arriva “LA” fontana, unica mitica ed inequivocabile punto di riferimento, da qui mancano 2,5km spaccati alla finishline… ci ficco dentro testa e braccia rimanendo in immersione per un po’, emergo, saluto il ristoro abusivo offerto dai gentilissimi locali e inizio a correre in discesa, penso “2,5km uomo, quante volte hai corso due chilometri e mezzo?” Mi rispondo “vaffanculo un sacco di volte cazzo” quindi cammino un pò devo aver preso l’intermittentite di Daniele di prima,continuo ad alternare corsa e passo, a 300m dall’arrivo mi raggiunge Francesco (Rigodanza) dopo la dormita, prendendomi per il culo mi dice “caspita ho sempre sognato di tagliare il traguardo con un Cobras” mi dispiace deluderlo ma gli spiego che ho moglie e bimbi pronti a darmi filo da torcere sul rettilineo finale, così lo ringrazio e lo saluto… penso mi abbia dato due minuti in 200m… ultima curva, striscioni, i miei bambini sono li in mezzo ad attendermi “Siamo pronti a fare la gara? “ gli dico, ma oggi sono buoni, prendono per mano il loro vecchio e lo trascinano verso l’arrivo, tappa obbligata il tunnel umano Cobras, birra a canna dalla caraffa, riprendo i pupi per mano e passiamo sotto il gonfiabile… sempre emozionante concludere così, 



Foto di Andreas Gad


                                                                     Foto di Andreas Gad

anche questa TDH è diventata realtà, ambivo ad un 14:59 ma non ho nulla da recriminare, per andare di più, bisogna allenarsi meglio o meglio, basterebbe allenarsi, la TDH non ti regala nulla ma quando attraversi quel traguardo, sottopelle ti si conficca un virus e l’anno prossimo le proverai tutte per evitarlo ma al richiamo dell’ultimo sabato di Luglio, sulle Piccole Dolomiti per noi che le vediamo ogni giorno… sarà difficile rinunciarci e ti cade di nuovo a fagiolo l’ultima strofa della canzone di Jovanotti
l'estate addosso
un anno è già passato
vietato non innamorarsi ancora
saluti dallo spazio
le fragole maturano anche qua
respira questa libertà
l'estate e la libertà
ah ah
ah ah
ah ah
l'estate la libertà

Lunga vita alla Fulminea running Team e a noi poveri “Nati disidratati” Summano Cobras, in un solo giorno abbiamo contribuito a rilanciare del 10% il PIL del bar in piazza a Valdagno… “Summano Cobras per il sociale”

Saluti dallo spazio.





domenica 5 luglio 2015

Lavaredo Ultra Trail 2015: 119km 5870d+ Balotelli, la cubista e l'UltraGrill.




I “Summano Cobras” avevano calcolato più o meno tutto per rendere la nona edizione della” Lavaredo Ultra Trail” un' edizione memorabile, è stato quel "meno" che ce l’ha giocata sporca, molto sporca, troppo sporca, eppure, la prima ondata Cobras alla consegna pettorali era stata accolta dalla Cris con un “Non ho parole, guardate, non ho parole”, spallucce tra me e Taglia… e si va.

Alle 20:05, al Palaghiaccio di Cortina, sede del Pasta Party e quartier generale #LUT2015, bisogna “mettersi in fila” per “accedere alla fila” di chi è già in fila per un piatto di pasta… tempo d’attesa stimato per sedersi ad un tavolo, 46 minuti, misteriosamente però, alle 20:11 i “Summano Cobras”, sono già seduti al tavolo e hanno già in pancia almeno mezzo piatto di pasta… com’è possibile tutto ciò? Non lo sappiamo bene nemmeno noi, ci hanno tirato dentro con qualche magheggio, misteri dell’ultra trail, di amici portoghesi di Fulmine e altri strani inspiegabili accadimenti.

“Ho visto gente sparire” dirà Fulmine durante la cena e solo questo momento di condivisione Cobras, vorrebbe un post dedicato per spiegarvelo.

Ore 22:59, in un Corso Italia strabordante all’inverosimile,  1200 papabili Ultratrailer scalpitano in attesa del via, la tattica “Cobras” è semplice, gruppo compatto dall’inizio alla fine e arrivo Hollywoodiano… perché noi ad umiltà ce la giochiamo con Balotelli…


3-2-1, si parte, “millemila” spettatori aldilà delle transenne applaudono ed incitano l’urlante spedizione dolomitica, 119km, 5870 D+, una notte e mezza giornata di corsa per i TOP runner, una 20ina di ore per gli umanoidi, fino a 30 ore (tempo Max) per gli indomabili sognatori che rimarranno appesi con le unghie per due notti all’aspirazione di fregiarsi dell’ennesimo antivento TNF riservato ai finisher di sua altezza la “LAVAREDO ULTRA TRAIL”.
Pelle d’oca da vendere, sudiamo adrenalina, il serpentone delle frontali si allunga sul Corso aizzato dalla folla, lasciamo il centro e puntiamo verso  i ”Ciadini”, ci controlliamo a vista, Franky in dubbio dalla vigilia ha un ginocchio malconcio, Fulmine tenta il suicidio inciampando sul marciapiede  ipnotizzato dalle frontali dei primi che saltellano 500m davanti a noi, sembra fare caldo ma appena lasciamo il centro in direzione delle cime, l’aria si fa fresca e sottile, il respiro rapido, cala il silenzio e rimane il ticchettio dei bastoncini sul sentiero che ci accompagnerà per i prossimi 5 km di salita fino ai 1720m di passo Posporcora…
Con Fulmine conveniamo sull’idea che l’ultratrail sulle donzelle provoca un effetto “pushup”  megarassodante sui fondoschiena, “Ma pensa te, una volta si andava in discoteca a quest’ora in cerca di queste curve ed oggi le puoi trovare qua, a 1800m di altezza, ti ci potresti piantare dietro, ipnotizzato dall’andaura ondulatoria per kilometri, arrivare ai ristori, bere l’inverosimile senza nessuno che ti chieda di forarti la drink card… che spettacolo, come cambiano i tempi…”
Discesa lunga e serpeggiante nel bosco, (brutti ricordi) occhi apertissimi, massima attenzione, in discesa ci sorpassa una bionda da urlo, per i motivi di cui sopra pensiamo sia la cubista del primo ristoro in evidente ritardo, fate largoooooooo!!!
200m dopo la fine della discesa in cui 3 o 4 pazzi scendono a rotta di collo inseguendo chissà chi o chissà cosa, scorgiamo la luce di una frontale dietro ad una panchina sulla destra e credetemi, trovare uno che all’una e mezza di notte si mette a fare piegamenti sulle braccia pompando come un ossesso, mi fa pensare che anche qui, tra gli amatori, probabilmente iniziano a girare strane sostanze… c’è molto da ridere, ma ancor più da piangere…
Al 15esimo km mi affianca “il tipo”, il solito lettore “tipo” che esordisce con un “Eih ma tu sei Alvin?” “Sai mi sono iscritto perché ho letto il tuo racconto dell’anno scorso” lo tranquillizzo sul fatto  che conosco un sacco di persone che hanno fatto lo stesso errore e che da lì alla fine con ogni probabilità, rientrerò prepotente nei suoi pensieri accomunandomi ai peggiori aggettivi, una pacca sulle spalle, un in bocca al lupo e via… come si chiamava? Boh, non me lo dicono mai… è un Blog di lettori seri e riservati questo, dove credete di essere capitati?
Al Ristoro di Ospitale, i volontari sono molto ospitali, d’altra parte, non poteva essere diversamente immagino, arrivo con Fulmine, col quale negli ultimi 10 minuti abbiamo provato diverse volte ad urlare il nome di Franky  senza ottenere mai una risposta, Davide arriva veloce e Taglia? Già ma dove minchia è Taglia? Mangiamo, beviamo, aspettiamo altri 5 minuti, Taglia, assente. Ripartiamo, mi saluta Giulio, altro lettore e nella salita verso Forcella Sonforca sento dal buio gridare l’ennesimo “Alviiiin” rispondo senza voltarmi con un “Eeeeiiiiihh” poi il buio aggiunge un “E Fulmine? dov’è Fulmine?” alchè riconosco il Taglia, lo accusiamo di aver tentato di seminarci passando sfuggente al ristoro mentre  lui invano millanta falsissime scuse del tipo “ero controsole non vi ho visto”, oppure  “io mi son fermato al ristoro vegano del prato di fronte”e ancora  “quando sono passato io era pieno di gnocca e basta”.
Di BigFranky ,Taglia conferma: nessuna notizia, il ginocchio gli ha detto basta, gli irriducibili Cobras attaccano compatti i 2215m di “Forcella Sonforca” durante i quali, inebriato dai contenuti sovraeccitanti di una REDBULL, abbandonerò più o meno bastardamente il trenino dell’amore Cobras per testare un po’ la gamba tra salita e discesa della successiva asperità.(leggasi BA-STAR-DO)
30° Km, dopo averla passata al primo ristoro, la cubista bionda mi risorpassa tra i prati in discesa sopra Federavecchia, tira di brutto, mancano oltre 80km, c’è tempo per ribeccarla, arrivo al ristoro con 45 minuti di vantaggio rispetto allo scorso anno, mangio, bevo e aspetto i compagni, 8-9-10 minuti, rischio di prender freddo e così decido di ripartire, tanto con la mega pausa prevista all’ Auronzo, ci ribecchiamo di sicuro penso.
I primi km di salita nel bosco dopo l’Hotel Cristallo sono di una tristezza infinita ma li conoscevo già, Claudio aveva usato l’epiteto “Merda” per descrivermeli brevemente un anno fa, spengo il cervello e li lascio correre sotto i miei piedi ma fortunatamente, il sentiero, a 4-5km da Misurina diventa un morbido saliscendi in single track, il mondo si colora, albeggia, si spengono le frontali e giungiamo al lago “omonimo”.


Mi fermo ai piedi della funivia “Col de Varda”per fare un paio di foto, davanti a me si ferma e armeggia nello zaino una figura”famigliare” un altro caso di  omonimia, il MIO omonimo, mi avvicino, indicandogli il mio pettorale e chiedendogli sul perché abbia il mio cognome scritto sul suo pettorale, in effetti abbiamo lo stesso cognome mentre il suo nome  è anche quello di uno che vola sui sentieri e sui laghi…”Germano” si chiama, “beccarlo” a Misurina alle 5:40 del mattino tra altre 1200 persone mi fa un pò sorridere dopo averlo scorto in classifica in almeno altre 20 gare tra trail e Maratone corse “assieme” senza mai sfiorarci di striscio.
Prendo di corsa il lungolago, al termine del quale un auto parcheggiata a porte spalancate impreziosisce l’aria con la colonna sonora di “Momenti di Gloria” fantastica atmosfera, ottima carica prima di intraprendere la prima, vera asperità a colori di questa LUT, la salita alle Tre Cime di Lavaredo, fino alla base vita di Rifugio Auronzo.
La salita è come la ricordavo, ne più, ne meno, cazzuta al punto giusto, prendo il mio passo, noncurante di quei soliti 4-5 sorpassi che subisco, approdo all’Auronzo 65minuti prima dello scorso anno…


 Ritiro la sacca e mi cambio da cima a fondo, scarpe comprese (un cambio al contrario,Salomon S-Lab XT6 con  Salomon S-Lab Sense Ultra 4, grandissime scarpe) il Rifugio Auronzo ha un grande difetto, ha il ristoro interno e là dentro a sorseggiar brodino caldo si sta da Dio… c’è gente che mangia o che è stata colta da qualche strano colpo di sonno che li ha bloccati in posizioni irripetibili sui tavoli, distesa sotto un tavolo dormiente c’è anche la cubista, ha il fisico perfetto da bambola gonfiabile, ha i lineamenti del Nord ma secondo me non è Russa perché non russa e nemmeno Ceka… da come l’ho vista scendere in discesa, sul pettorale sotto un nome illeggibile ha scritto POL…. Io penso pol pol…. Pol  anche esser POL-INESIANA???

Esco dall’Ultragrill e mentre rabbocco le borracce arriva Fulmine, seguito da Davide, mi dice che ha avuto problemi di stomaco, gli dico di non ringraziarmi troppo per tutta la compagnia che gli ho riservato finora :D e che di sicuro ci ribeccheremo più avanti… tanto mancano solo 70km… (I ringraziamenti di Fulmine non sono trascrivibili).


Parto, ai piedi delle Tre Cime, tanta tantissimissima roba, tento più volte di metter via il telefono ma ogni 50 m lo ricaccio fuori per far foto ricordo, ora ricordo solo quelle (pirla), Forcella Lavaredo arriva in un lampo:

Vista 360° da Forcella Lavaredo

La discesa verso il Rifugio Locatelli la corro praticamente in retrorunning per ammirare la famosa parete Nord delle Drei Zinnen (quella la ricordo benissimo).


Val Rienza, giù a cannone fino al lago di Landro, piacevole modifica sul  percorso, meno ciclabile e più sentiero, mi illudo di correrla tutta quest’anno, questa fottuta ciclabile, ma niente, devo avere un istinto di conservazione troppo elevato perché non c’è verso di andare, massimo 6-700m e cammino, sarà così fino a Cimabanche, un pò corsa e un pò camminata, camminando con un Mercuryus amico di AlbertoZan, al quale darò il mio nastro telato per evitare le vesciche.

 Cimabanche, 66°km #UnOraeTrentunodivantaggio sulla scorsa edizione, ristoro, ennesima RedBull, cioccolata, fette biscottate con la marmellata e via, direzione: Forcella Lerosa, tutto sotto controllo, è salita che non molla mai, la ricordo bene ma, ma, ma, noooooooooooo mi son scordato di fare il video come Rory Bosio lo scorso anno scendendo dalle Tre Cime gridando “HI MOM”… scusate, mi è venuto a mente adesso, mannaggia, cazzo, va bene, dicevamo, Forcella Lerosa, 2020m:


 Scenderò fortissimo come l’anno scorso me lo sento, me lo sento, me lo sento, 10 passi e oddio, oddio ma come fa la scarpa destra a farmi contatto col fegato? Ad ogni appoggio è una stilettata dolorosa, corro sghembo e malissimo, rallenterò camminando almeno 6-7 volte, devo aver abusato coi sali, (pirla) plano singhiozzando al ristoro di Malga Ra Stua del 75°km scombussolatissimo, voglio la minestra, voglio il brodino caldo dei miracoli. Panchina, amarezza da vendere, trovo Danilo (Miticojane)  col quale scambio qualche parola, da qui in avanti abolisco la Red Bull, cerco qualcuno per attaccarmi dietro e ripartire, ritrovo il Mercuryus di prima e un tipo simpatico di Padova barbuto, la discesa nel bosco dev’esser stata progettata da un architetto ubriaco ma mi shakera quel tanto che basta da rimettermi apparentemente in sesto, settimo, ottavo… scusate.

Quota 1350m,  mi ripiglia anche colui che ho ribattezzato “Mio cugino Germano”, corriamo aqquattrati (in fila di quattro) con altri due, facciamo paura, Val Travenanzes, stiamo arrivando!!!!
Primi km attraversando il Boite su ponti tra orridi profondissimi, Germano si ferma a far foto, io avanzo, la strada sale, mi passa poco, pochissimo, inizio a zigzagare a destra e a sinistra, alle mie spalle sento che qualcuno fa la mia stessa manovra ma in maniera opposta, mi volto e,e, e, carissima, mi si para davanti agli occhi una graziosa fanciulla castana, mi scuso per il mio incedere stile “Alberto Tomba in rewind” tentando di dare un idea di persona tutto sommato stanca ma normale ma lei mi fa: “Tu sei Alvin quello che scrive nel Blog?” (#ArcaMadonna me ga sgamà subito anca questa) “Ho letto il tuo nome sul pettorale a Ra Stua, ho letto il tuo racconto sulla LUT dello scorso anno, penso “spero solo quello” rido, ride, ed io penso: “probabilmente non solo quello”.
Fortuna vuole che la gentil signorina (Linda) è anche simpatica e alla mano, così ce la raccontiamo per svariati km dove noto che conosce tutti i passanti che incrociamo, poi mi dice che è di Cortina e allora capisco sia il passo che la sua notorietà e così, vista la provenienza, la interrogo sulla quota di Col dei Bos…. Scena muta, male, la redarguisco, così lei mi piazza un allungo al passo che mi da 10m in 50 passi, ma la riprendo per dirle che anch’io alla sua età andavo forte come lei in salita, mi guarda strano, mi chiede quanti anni ho, rispondo “36 scarsi” e si mette a ridere, gliene do bleffando 26 pur pensandone 32 ma lei mi dice che ne ha 38, un marito, due bambini e un solo lungo da 35km come preparazione specifica per la LUT, no, non può portare così bene quei 38 anni, ho un capogiro, mio Dio muoro, #SonoUnaMerdaccia.

La Val Travenanzes e il Padovano Barbuto.

A qualche km di distanza rientro nel gruppo del padovano Barbuto, parliamo del più e del meno e di quanto non veda l’ora di buttarmi a bomba nei guadi, un km e il guado arriva, lui passa sui sassi per non bagnarsi, io attraverso e mi fermo godendo con l’acqua fino al ginocchio… “GODO DURO”…. Esco dall’acqua, raggiungo il barbuto e gli dico,” Ma dai su, quante volte da piccolo hai sognato di farlo e tua madre non te lo concedeva un salto a piè pari in una pozzanghera con scarpe e calzini? Ma dai, su, cazzo!!!!” Guado successivo, altro pediluvio, (barbuto idem e apprezzante) nel mentre, alle spalle, mi arriva un personaggio, sono straconvinto di averlo sentito parlare con accento romano 5 km prima, così in perfetto accento veneto gli dico “Oh, xe come na ciavada ” vedo che mi guarda strano, penso, ok, magari non tutti i romani conoscono la declinazione del verbo “Ciavare”, ho esagerato, ma dalla sua bocca esce un inglese londinese da paura  “I'm sorry, but I don’t understand what you say”,il mio sguardo ebete e fisso verso la sua bocca, dura secondi infiniti, poi leggo il suo pettorale, vedo che si chiama come uno scaffale ikea e sotto il nome sta scritto SWE, così, col mio Inglese da seconda Asilo, me ne esco con un “For the feet, this fresh water is like a sex machine” l’uomo del Nord sghignazza, la lezione d’inglese termina qui, il sentiero sale deciso, io santifico tutti i guadi ma a 3 km da Col dei Bos mi si spegne la luce, c’è un caldo fotonico, cerco un po’ d’ombra, mi fermo, mi sfilo lo zaino e spinto da un non so cosa, mi metto a cambiare la disposizione di tutto, giacca, cibo, telefono, mi ripassa Linda, gli biascico qualcosa, la saluto, sale elegantemente, sembra teleguidata, riparto, la bomba sembra passata, ad un km dal colle mi attacco dietro ad un tipo di Reggio Emilia, un simpaticone che tra due settimane si sparerà il CroMagnon e a settembre sarà al “Tor des Geants” invidia a grappoli.

Ci salutiamo sulla discesa verso Col Gallina, non lo rivedrò mai più,
 arrivo al ristoro rinato e carichissimo,
 #100minutiPrimaDell’annoScorso #MaChiCazzoSono?
 
 Ritrovo il Mercuryus di Cimabanche e AlbertoZan che sta passando
 un brutto momento, brodino, cioccolato, fettazza di limone,
 borracce e via, attacco deciso  la salita dell’Averau, quest’anno
 niente zigzagamenti sulla pista da sci, si va su, sparati  dritti,
 via il dente e via il dolore, stappo una borraccia in onore dei 100km
 appena passati, discesa verso passo Giau e bastarda risalita verso 
lo stesso, nubi minacciose oscurano le cime sopra la forcella, 
e qualche tuono riecheggia nell'immensità del cielo.

A 50m dal ristoro inizia a piovere, ho solo il tempo di infilare il kway,
 riempire la stiva attentamente in modalità “pene di Segugio” 
e ripartire verso il cielo nero prima che il vento rinforzi e il tutto 
si incazzi in maniera monsonica.
Sul traverso ai piedi di forcella Giau inizia a piovere in modalità #castigoDivino ,
fa un freddo cane e come se non bastasse cade qualche fulmine 
  da qualche parte 3-400m sopra di noi, saremo circa in 20,
 c’è pure Germano e una trentina di bastoncini metallici per rendere
 più elettrizzante l’atmosfera… per ammazzare il tempo e non
 pensare a ciò che potrebbe accadere se qualcuno si slogasse una
 caviglia, qui, adesso, mi metto a fare il calcolo delle probabilità di
 ricevere una saetta in testa…. basso, molto basso, è più facile 
slogarsi una caviglia, poi penso “ho le scarpe di gomma, tengo i
 bastoncini sollevati da terra” sono quasi isolato… se non fosse che
 sgrondo acqua come un pluviale…
 
A 100m dalla forcella, guardo il traverso proveniente dal Giau,
 penso abbiano interrotto la gara, non si vede nessuno per centinai 
di metri, la tendina dei volontari fissata in forcella è legata a dei 
massi grandi come comodini, il vento ci travolge dalle spalle, ci sono
 raffiche che ti fanno letteralmente correre in salita… e parlo della
 salita di forcella Giau  che non è certo un cavalcavia…
 
Scolliniamo, discesa gelida, le mani anche se con i guanti, non le 
sento più, la parte destra del corpo è pressochè insensibile, devo correre
 in maniera impegnata per scaldarmi, nelle borracce ho solo cose
 gelide, non berrò più nulla fino alla fine, il sentiero è sfangatissimo
 ma mi piace, a forcella Ambrizzola, guardando verso il Giau si 
capisce che il disastro d’acqua, adesso, si sta abbattendo su
 Col Gallina, penso ai compagni Cobras, non ho idea di dove siano, 
smette di piovere, Rifugio Croda da Lago è ai nostri piedi, corro, 
corro, corro, riacquisto sensibilità un po’ alla volta, a 2000m senza
 pioggia e vento, sembra un'altra stagione rispetto a un’ora prima, 
lago a sinistra, ristoro sulla destra, non ho tempo, uno sguardo al
 Gps, 11 km all’arrivo, 750m d- e appena un ora per stare sotto
 le 21 ore, nel mezzo, la famosa discesa del “Boscodemmerda” 
sopra Mortisa, un toboga di radici e fango temutissimo ma 
divertentissimo, appena arrivo sulla strada sterrata mi raggiunge
 Andrea, ci siamo sorpassati varie volte da Cimabanche a qua, gli
 chiedo,” ci stiamo sotto le 21 ore?” 5km alla fine e 26 minuti per 
correrli, quasi tutta discesa, fatta eccezione per circa 500m di 
morbida salitella incorribile più per la nostra testa che per le nostre
 gambe…
 
Corriamo, corriamo più forte che possiamo, quando finisce sto bosco?, 
quando finisce sto bosco? incrociamo una coppietta, ci incitano,
 ci dicono che mancano solo 2 km.... abbiamo 13 minuti per correrli… 50m e
 cammino, quasi crollo di testa, mi dico “Caspita 13 minuti?
 Da sano anche in retrorunning potrei farli” ho praticamente un
 piede in corso italia ma voglio stare sotto le 21 ore, riprendo a 
correre, c’è una lieve salita su di un prato, non ce la faccio a correrla,
 la mia testa si rifiuta,bacchetto furioso, ci calcolo due minuti per
 percorrerla, se faccio i due km mancanti anche a 5 è fatta, intravedo
 l’asfalto, saluto le ristoratrici abusive di Mortisa con tanto di doccia
 a bordo strada e mi lancio in discesa, curvone a destra, ponte sul
 fiume boite, uranio impoverito nel sangue, un clacson impazzito
 mi saluta, sono Aldo (compagno Cobras)  e Sabrina in macchina 
che passavano di lì forse per caso, mi gridano,” Vai vai che in piazza
 c’è Ale” (altro Cobras) lieve salita per imboccarmi su Corso Italia, 
uno sguardo al cielo di ringraziamento, tanta gente fuori dai bar, 
applausi, cinque ai bambini, qualcuno che non conosco grida il mio
 nome, droga pura, Ale è  al di là delle transenne, gli grido è fatta 
cazzo, è fatta, “SOTTO LE 21 ORE”, poi, 50m davanti a me appare la
 mia vittima sacrificale, sembra correre da fermo sopra un tapis 
roullant, (Fulmine cit.) gli sono addosso in 60m, lo passo col pugno
 alzato a 10m dall’arrivo che quasi lo faccio cadere per lo 
spostamento d’aria stile “TOP GUN passaggio radente non 
autorizzato sulla torre di controllo” , 20h54’38”, “a matematica
 faccio i conti da cani” ma il conto con la LUT è chiuso.
 55minuti si possono togliere ancora facilmente ma come potrei 
accorciare il tempo dedicato a rifocillarmi ai ristori e a fare foto in 
questo parco giochi a 2000 metri tra le dolomiti?
 263° assoluto,quando l’anno scorso impiegando 1h41 in più fui 
265° tanta qualità quest’anno alla LUT, lo dicono i numeri, tanto
 mondo, il 63% dei partecipanti di 58 nazioni diverse… 
Pubblico e volontari ogni anno più SUPER, percorso sempre 
fantastico e organizzazione a livello logistico praticamente 
impeccabile…
 Idea mia: con la storia dei sorteggi 7 mesi prima, questa gara sta
 perdendo molto della sua magia, sembra stia diventando prima di
 tutto una fantastica macchina da soldi… indizio ne è lo striminzito
 pacco gara, quanto di più magro visto sul mercato paragonato ad 
altre gare con rapporto € di iscr.\km simile (senza contare l’iscrizione
 versata da 7 mesi)  premio finisher?  il SOLITO antivento TNF che
 ormai anche a regalarlo in giro, qualcuno inizia a risponderti “No, è
 il premio finisher della LUT\Cortina Trail ce l’ho già grazie” Con Buff
 tra gli Sponsor, costava tanto un Buff loggato LUT nel pacco gara 
piuttosto che farlo pagare 20€ al ritiro pettorali? 
Misteri dell’economia.
 
Comunque sia, la LUT è sempre la LUT e se non l’avete mai corsa, 
almeno 1\2\3 volte nella vita. Bisogna correrla!!!
 
 

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MEMENTO AUDERE SEMPER... RICORDA DI OSARE SEMPRE

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